Ho la discografia completa dei Fugazi; tutta in vinile originale. La conservo con scrupolosa e maniacale attenzione. Mi sono fatto delle copie in cd e torno molto spesso dalle loro parti; del resto rimangono ancora oggi uno dei miei must assoluti in Musica. Ricordo ancora il concerto al Leoncavallo di Milano nell'Ottobre del 1999; facile immaginare la portata e la consistenza della loro esibizione. Ed anche la mia furente partecipazione nei pressi del palco!!

L'unico cd originale che possiedo della band è questo Ep uscito nell'Ottobre del 2001, quasi in contemporanea con la pubblicazione dell'ultimo disco sulla lunga distanza "The Argument". Sono soltanto tre brani per nove minuti scarsi di durata; minuti brevi ma intensi perchè due canzoni sono state composte ed ideate dai Fugazi agli albori della loro carriera, nella seconda metà degli anni ottanta. Finalmente decidono di pubblicarle, quando ormai siamo prossimi alla fine della loro prodigiosa avventura musicale. Meglio tardi che mai, suvvia.

Si sente dalle prime note che il brano "Furniture" appartiene al loro passato, quello più incazzato e travolgente: un inizio clamorosamente simile a "Waiting Room", con quel suono così riconoscibile. Chitarre taglienti e stoppate; un basso impulsivo e diretto, una batteria secca che arroventa il tutto. E poi la voce di Ian che fa esplodere il brano quando arriva a pronunciare la parola "Bullshit": il cantato cambia di registro, diventando strappato, crudo, selvaggio. E gli strumenti vanno a creare un muro sonoro incendiario; Post-Hardcore con i controcazzi.

La strumentale "Number 5" vede la presenza di un secondo batterista per dare ulteriore consistenza e dinamicità ad una canzone dall'andamento obliquo, sghembo. Un suono pieno che d'improvviso si arresta per poi ripartire e rallentare di nuovo: song "fugaziana" al 100%.

Siamo già ai due minuti finali di "Hello Morning"; ancora uno sguardo tempestoso al passato. Hardcore senza Post questa volta: gli urli incomprensibili (provate a seguirne il testo) di Guy a dettare i ritmi selvaggi di un brano che schiuma rabbia incontrollata in ogni secondo. Ci lasciano nel migliore dei modi possibili: una sorta di testamento uditivo che lascia il segno. Un segno immenso e profondo.

FVGAZI is brendan canty, joe lally, ian mackaye, guy picciotto; from Washington DC. Thanks.

A SilasLang, heartshapedbox e hjhhjij.

Ad Maiora.

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