Questo non è un semplice disco da recensire ma una lunga avventura, intensa, struggente e spesso malinconica che esplora la mente, i pensieri di un uomo che sta per affrontare la morte come se non aspettasse altro da tutta la vita. La considera una liberazione dalla quotidianità, dai problemi comuni, dalle menzogne che ci raccontano per far sembrare che vada tutto bene, ma in realtà non è assolutamente così.

"The human race imprisoned to it's end"!

Devo precisare che prima di ascoltare questo disco non avevo assolutamente idea di che cosa volesse dire "Funeral Doom Metal"... Ora lo so! E' un genere fantastico, che esprime concetti e idee di tutt'altro differenti dal resto della musica Metal (intendo i testi senza senso dei gruppetti commerciali, che scrivono stupidate e fanno i fighi vestendosi da omosessuali tanto per attirare la gente e vendere dischi... lo so questo è un mio difetto, ma non so che farci, non riesco a sopportarli!).

Forse in un contesto troppo melodrammatico, ma riesce a trasformare il pensiero dei quattro norvegesi in arte: in suoni melodiosi e dolci, che diventano grezzi e duri quando devono imprigionare l'ascoltatore in una gabbia senza via d'uscita nel quale lo straziano dei loro problemi e lo spingono a ribellarsi, a non accettare tutto questo.

Il canto del buon Frode Frismo non è il classico growl da atmosfera funerea, ma è pulito e questa novità  trasmette emozioni ancora più intense e sincere di quelle che avrebe potuto regalare una voce grauca e senza sentimento. (mi limito al doom, è naturale che in altri generi il growl è alla base della musica e la rende stupenda).

Le canzoni sono di una durata di 9 minuti circa ciascuna e non sono mai banali o stancanti, ma riescono tutte e 7 ad accompagnarti durante tutto il viaggio e a portarti al termine soddisfatto e sereno.

Questo disco ti cambia la vita: nel bene o nel male! Certo non deve portare al suicidio, ma deve solamente fare pensare al mondo in cui viviamo e che non ci appaga appieno.

Per quanto riguarda le canzoni, quelle dotate di una maggior vena creativa e poetica sono principalmente 3, la titletrack, The architecture of loss e Pendulum. Presentano riff potenti  che danno aggressività alla canzone, ma presentano anche sottofondi di tastiere che creano un'atmosfera cupa e tenebrosa, diciamo un'alone di mistero, che le porta a diventare espressioni altissime della riflessione realistica e contorta del pensiero umano.

Spero di avere descritto questo album nel migliore dei modi e che vi porti ad amare questo genere. Naturalmente questo non è un disco da ascoltare per distrarsi, ma per assorbirne il potere confutativo occorre dedicargli diverso tempo per comprenderlo al meglio: questo sta a voi!

La recensione track by track che ho sempre fatto, per questo cd non credevo fosse opportuna visto che quello che dovevo recensire non erano le rullate, gli assoli o gli acuti del cantante, ma il concetto dell'album.

Pace a voi Fratelli! 

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