Ma pensa te. Ho una voglia di recensire gli occhiali di Mughini, o le cravatte del mio collega, o i prodotti a marchio Pam, che mi esce da tutti i buchi.
Anche la voglia di grassettare una parola si e una no si fa strada in me. Ma vabè, tant'è, bidet.

Eccomi di ritorno dalla sciacquatina. Devo dire che non ne ho fatta tanta. Son rimasto un po' deluso. Mi viene in mente una band. Si chiamano Future of the left.

No, non perché fanno cagare.

Spesso però il prodotto di una band capitanata da una figura coi coglioni, che non si prende troppo sul serio, può anche essere paragonato ad una buona e soddisfacente cagata. Con accezione del tutto positiva. Cagata perché cazzara, cagata perché sporca, cagata perché necessaria, cagata perché se le liriche crude si dice vengano "vomitate", allora una gran rozzata di album può anche essere cagato.

Questo disco non è una cagata uscita bene, uno di quei parti da brivido soporifero. Molto è rimasto dentro purtroppo.

Ah già già! Fatemi spruzzare un po': il leader si chiama Andrew Falkous, un tempo leader dei Mclusky, spruzzo.

Va da sé che le mie pretese su questo ultimo disco (ormai con i Future of the left siamo già a quota quattro, credo o forse cinque), un pochetto pressavano.

Metti su la il disco e parte bene. Bam. Ba-ba-ba-bam. Ba-ba-ba-BARABARA-Bam. Ba-ba-ba-BARABARA-BA-BA-BA-BA-BA-BA-BA-BABàM! Ti gasi, ma poi vai avanti e scopri quello che non vuoi scoprire. La via di mezzo, ogni pezzo che compone il disco ha un "dolcino" che mette le mani avanti per i meno avvezzi al genere. Che sia un cantato (troppo forzatamente) accattivante, una ritmica più comprensibile, una struttura ignorante-approved, o quello che ti aspetti nel momento in cui te lo aspetti.

Quando capitano queste cose, generalmente, io preferisco la sterzata. E quindi se veramente cambi il tuo modo di scrivere preferisco che sia brusco, insomma: o aspetti di che lo stimolo sia forte, e quando ti spiedi spacchi il cesso, oppure non provare nemmeno ad andarci in bagno, che stai solo seduto ad aspettare una pallina.

Altrimenti di innovativo c'è ben poco.

Chiaro che molte cose ancora mi garbano, e quindi mica lo demolisco, il disco, altrimenti me ne stavo a San Francisco.

Disco del 2013, ritardo.

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