Buonasera Db.

Farò l'ardita scelta di rispolverare una vecchia conoscenza del Pop minore nazionale (mai danzereccio a dir il vero), Gatto Panceri.

Prolifico e intenso come pochissimi, Gatto racconta con voce suadente e appassionata uno spaccato credibile di sentimenti e tendenze sociali in versione 3.0, con la classe e la genuinità che solo chi ha sofferto e conosce il valore di ogni singola nota che si fa dolore, gioia, emozione, sa fare.

Veniamo a quest'ultima serie 2018esca di brani più o meno inediti, Pelle d'Oca..e lividi: si comincia subito colla title-track, un manifesto soft rock spiegato su un muro a narrare la triste realtà di questi tempi moderni, cui solo la bellezza di un cuore sincero e il calore di una carezza liberamente offerta possono opporre resistenza. Ma è soprattutto in titoli quali Ero Polvere, Aumenterà, Sublime, 1 euro in un bicchiere che Panceri rivela tratti di sensibile e profonda creatività emotiva, in un perfetto gioco a incastri tra un cantante che sorprende e colpisce al primo ascolto per la variegatezza epidermica dei colori e delle scale che rivela.

Gian Luigi Maria Panceri è diventato col passare degli annali un grandissimo interprete oltre che cantautore, tra i pochi della generazione storica a essersi saputo rinnovare coniugando passato e presente, stili di ieri di oggi, prendendo il meglio e il buono da ciascuno, sino a farne crogiuoli di saggezza musicale, con isporadici passi falsi. Nel disco, peraltro, si hanno anche momenti più scanzonati come Peter Pan Ceri, S.T.R.O.N.Z.O. e Bombay, Tu Mai, in cui, la musica si fa più leggera ma sostanzialmente immediata, e i grandi assentimenti assumono toni narrativi più colorati ma ugualmente convincenti (eccetto la seconda delle 4, concettualmente banalotta).

Anomala, preziosa, quasi ambient , e per nulla solare, è AL SOLE, mentre senza infamia e senza lode è la melodica Pensa a Vivere.

Masterpiece assoluto di questo album è "IO HO", un'infallibile carica del ghiaccio che può benissimo guarire dalla febbre dell'apparire onnipotenti e tuttòlogi, nel virtual in primis, da cui fuggire sempre e comunque, ma volendo anche Potesse Parlare è una canzone che si staglia sovrana come una vetta inarrivabile nell’Olimpo di quei brani che commuovono sempre infinite volte a ogni nuovo ascolto, quasi fosse il primo. Infine, ahimè, langue ancora un duplice mistero di fondo: non puramente quello su °chi e quando introdusse le piastre eutettiche (sin. cariche del ghiaccio) nella penisola°, bensì quello che insorge sul duetto Fasano-Gatto in Il giorno che la musica finì e quello che avvolge l'auto-cover di In qualunque posto Fuori o Dentro di Te in stile 'smooth soul'. Che siano degli spezzoni di story-telling mai edito integralmente su vinile o CD?...fatto sta che basterebbero 5-6 estratti da questo P.O.E.L. per riuscire a cacare letteralmente in capo agli ennesimi cantantini venduti all'easy business e a quelle orde di patàccole self-tuned e manichini digital che intasano regolarmente qualsias impianto stereo. Hcereb vi saluta ivi.

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