Nel 2004 i Genesis, o piuttosto il loro management, se ne escono con questa Platinum Collection in tre dischi che succede di cinque anni l'inutile e sfacciato Turn It On Again - The Hits. E' un viaggio all'indietro nel tempo per scoprire (o riscoprire) la storia di questa grande band, partendo dai grandi e friabili successi di classifica fino ai primi, indimenticabili classici; un'operazione sicuramente commerciale ma che si presenta di un qualche interesse, soprattutto per i neofiti. C'è da dire che io possiedo una copia originale della Platinum (tra l'altro secondo me molto sobria ed elegante nella vaste grafica), comprata a Livigno per undici Euro quando possedevo già tutti i dischi della band: la impiego con un certo successo per fare proseliti ed erudire gli amici. Il principale motivo di interesse per i genesiani è che la metà dei brani (precisamente 22 su 40) sono stati remixati e restaurati con sapienza dal bravo Nick Davis: questo ci premette di riscoprire, per esempio, la magia di The Musical Box e The Knife come mai le avevamo sentite prima, ma ridona anche un considerevole impatto a brani del nuovo corso di buona caratura come la potente Abacab, la romantica Undertow o la trascinante Turn It On Again, resi molto più accattivanti.
Il primo disco consacra il ventre molle dei Genesis, il lato dolente, contraddistinto da un'arida vena creativa e da un'eccessiva cura per i risultati di classifica. E' presente il peggio di questa fase, e le poche cose buone si posso trovare nel primo brano, la bella No Son Of Mine, e nei pezzi più lunghi del lavoro dell'83. Ci sono due "intrusi", ossia la mediocre Paperlate dall'EP 3x3 e la title-track del tanto odiato Calling All Station; pochi si sono degnati di ascoltare quest'album senza stroncarlo a priori, e io trovo che tutto sommato si tratta di un lavoro storicamente poco felice ma ben fatto e non del tutto detestabile. Credo sia giusto ricordarlo.
Il secondo cd riunisce materiale dei Genesis a Tre e Quattro ruote; si fotografa la svolta verso forme più dirette, ma si nota comunque che la qualità è sufficientemente alta. Ci sono molte assenze eccellenti, per esempio Dodo, Dance On A Volcano oppure la magnifica One For The Vine, e nonostante gravi cadute di tono (Misunderstanding e Keep It Dark) la scelta funziona piuttosto bene. Peraltro qui si comincia ad ammirare il buon lavoro di ristrutturazione del suono che porta nuova linfa a molti brani dimenticati, come la gentile Duchess sfolgorante di pianoforte, o la stupenda Afterglow, dalla chitarra perfetta e limpidissima e anche la frizzantina Follow You Follow Me, leggera ma sempre gradevole (non la scorderò mai perché è la prima canzone dei Genesis che ho ascoltato) mostra nuovo lustro.
E' il terzo dischetto ad ospitare i veri capolavori, quelli con Gabriel alla voce, una summa emozionante aperta dalla title-track di The Lamb. I pezzi sono stati aggiustati e ripuliti in studio, e si mostrano più in forma che mai, soprattutto nel set di Selling Enlgand. . e nelle già citate due tracce finali. Non c'è proprio tutto, le grandi assenti sono per esempio Watcher Of The Skies, The Fountain Of Salmacis e Stagnation, ma comunque per chi si avvicina a questa band si tratta di un ottimo inizio per conoscere ciò che i Genesis erano capaci di fare in gioventù. Un valido incentivo, come ho potuto constatare in diversi casi, per spingere alla ricerca dei dischi veri e propri: se si inizia con The Musical Box, chissà il resto dell'album...
Ne approfitto per chiarire un aspetto a cui tengo molto e che è invece, dai più, poco considerato. Chi ha composto questi brani meravigliosi? Come si sa essi sono accreditati a tutto il gruppo, ma in realtà è utile fare dei distinguo. Una cosa va detta subito: non sono canzoni di Peter Gabriel. Prendiamo per esempio il manifesto dei Genesis del periodo, The Musical Box; le liriche sono di Gabriel, ma il nucleo del brano è stato composto da Rutherford e Phillips, successivamente è stato arricchito prima da Mick Barnard, che ha sostituito Ant per un brevissimo periodo, poi da Steve Hackett. Molti brani, uno su tutti Supper's Ready, sono stati composti musicalmente da Banks con Collins, Hackett e Rutherford di supporto, e Gabriel in minor misura; e anche molti testi, cantati da Gabriel, sono stati in realtà scritti da Tony o Mike (Cinema Show, Firth Of Fifth, ma anche Fountain Of Salmacis). Dunque Il grande Peter era il principale e inimitabile poeta del gruppo, un abilissimo cantastorie dall'estro infinito e dall'impareggiabile abilità sul palco, ma non era un vero compositore, e non tesseva personalmente le magiche atmosfere su cui le sue storie si reggevano; va detto comunque che è lui l'autore di pezzi forti del gruppo come per esempio Dancing With The Moonlit Knight e buona parte di The Knife, ma anche per esempio un'opera come The Lamb, concettualmente e liricamente (ma non del tutto?) figlia di Peter, dal punto di vista musicale è frutto pressoché totale della creatività dei grandi catalizzatori, Tony e Mike. Attenzione, dico questo non per svalutare le enormi capacità di un vulcano come Gabriel, ma per chiarire come lavoravano i Genesis del periodo d'oro; mi è capitato di sentire parecchie volte che Peter era un genio che scriveva immensi capolavori che venivano poi arrangiati dal resto del gruppo, e che quindi era il leader non solo carismatico ma anche artistico della band. Questo non è affatto vero, e sminuisce in maniera indecorosa l'abilità di tutti i musicisti, anche perché in molti casi era la musica a veicolare i testi, e non viceversa; dunque Genesis non vuol dire Peter Gabriel e non vuol dire neanche Phil Collins. Al di là di questi sterili sillogismi, credo sia giusto restituire a TUTTI i componenti di questa grande band l'onore e i meriti che gli competono al di là delle criticabili devoluzioni successive.
Un ultimo appunto sul tumultuoso divorzio tra il cantante e la band: moltissimi danno per scontato che i musicisti, risentiti per la crescente popolarità del grande personaggio, l'abbiano maliziosamente isolato e poi estromesso, o messo in condizioni di non poter più lavorare. Anche questo è un falso storico: la prima rottura fu proprio Peter a provocarla. Quanti sanno, o quanti hanno scelto di dimenticare la telefonata fatta al giovane Gabriel da William Friedkin? Non mi dilungo, chi ha orecchie per intendere intenda...
P. S. Ho visto in giro per internet anche una versione con una diversa copertina; in questa le figurine sono: l'ombra umana su Calling All Stations, l'angioletto nell'interno copertina di Nursery Cryme, una sagoma colorata da The Way We Walk, Jacob che dorme sulla panchina, il diavoletto di A Trick Of The Tail e il pensoso Rael.
Carico i commenti... con calma