La mossa di dividere l'ultimo album live dei Genesis in due dischi completamente diversi per concezione è secondo me azzeccata non solo dal punto di vista commerciale. Il primo contiene i pezzi "corti" , ovvero le hits tratte dagli ultimi lavori; il secondo, invece, di ben altro interesse, racchiude le suites e i pezzi estesi (del periodo 80/90) , insieme ad un interessante medley che cita anche il periodo gabrieliano.
Il secondo disco non si rivela affatto, secondo me, un live per "completisti", bensì un'ottima summa dei Genesis più recenti che dimostra come dietro al sound più radio-friendly ( ma spesso di grande originalità) continui a celarsi un'anima "proghettara" , o comunque incline ad un rock corposo e granitico. Il disco è registrato benissimo e sia le performance degli strumentisti che la voce incisiva del buon vecchio Phil sono di alta levatura.
Il lunghissimo Medley è interessantissimo e riassume i brani più memorabili del periodo puramente progressive della band. Si salta di palo in frasca proponendo i pezzi che meglio riassumono la prima fase genesiana. Ottima la scelta di includere la parte strumentale di Firth of Fifth, un po' noiosetta nella versione in studio del '73 mentre qui si rivela un momento davvero memorabile e carico di pathos.
La mini-suite Home by Sea / Second Home By The Sea, pezzo eccelso tratto da un album mediocre ( tranne "Mama" , che è originalissima), dal vivo è ancora più incisiva della già bella versione in studio. Bravo Phil Collins, e grande lavoro di tastiera da parte di Banks. La lunga parte strumentale è ancora più potente , dal momento che le drum machines sono meno invadenti e la performance è più rockeggiante. Straordinario pezzo che considero , sia live che in studio, il brano migliore in assoluto dei Genesis anni 80, anche per il testo molto misterioso e onirico.
Anche Domino rende di più nella versione live , e l'arrangiamento più scarno lo rende un pezzo più incisivo e tagliente. Ottimo arrangiamento, il brano si dimostra fluido ed intenso , e per di più molto vario.
Le due canzoni tratte da "We Can't Dance" , ovvero "Fading Lights" e "Driving the last spike" rendono benissimo dal vivo, e mostrano parti strumentali dense e limpide . Entrambi scorrono benissimo e mostrano ottimi intrecci chitarra-synth; risultano diversi dagli altri inclusi in questo live per l'andamento iniziale più "soft" e meno concitato ( anche se poi evolvono in maniera intensa).
In conlusione il disco (a parte il Drum Duet che si dimostra bello dal punto di vista tecnico ma abbastanza inutile) si rivela molto interessante e soprattutto decisamente grintoso e "rock", emozionante come sempre e con un' ottima scelta del repertorio, che si dimostra pienamente all'altezza. Impossibile non alzare a manetta il volume dello stereo. I Genesis dimostrano, nonostante tanti cambiamenti , bistrattamenti e critiche , di essere una live band fenomenale e di grande ispirazione : rimangono carismatici e capaci di entusiasmare alla grande il pubblico che li guarda oppure che li ascolta a casa.
Questo live e Three Sides Live si dimostrano molto diversi per ispirazione da Seconds Out. Se in quest'ultimo i Genesis sembravano dire "siamo un grande gruppo prog, nonostante la mancanza di Gabriel , e te lo vogliamo dimostrare" , negli altri due sottintendono "nonostante tutto siamo una band coi controcazzi e riusciamo a coinvolgerti con la nostra carica"
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