Nelle stesse ore in cui la Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, diventa realtà, ho visto sui vari social susseguirsi un sacco di immagini e di battute umoristiche per quello che riguarda la semplicità con cui i britannici hanno operato questa scelta e in quelli che erano invece dei confronti relativi l'impossibilità negli anni della guerra fredda da parte dei vari paesi sotto l'orbita sovietica di liberarsi dai vincoli di quello che era il cosiddetto Patto di Varsavia e il 'giogo' che veniva posto su questi paesi dal regime imposto dall'URSS. Premetto, nel merito, che non voglio in alcun modo commentare negativamente o comunque per forza negativamente quella che è stata l'esperienza dell'Unione Sovietica. Sono nato figlio di comunisti e era comunista anche mio nonno, che non aveva studiato e era cresciuto coltivando la terra prima di trasferirsi in città e fare lo sguattero a Palazzo Reale e poi partire per la guerra e che, chi lo sa, forse era comunista semplicemente perché non aveva un soldo e perché non era un violento e i fascisti gli avevano rotto il cazzo e lo avevano mandato a fare la guerra in giro per il mondo dove poi i peggiori nemici se li era ritrovati tra le proprie fila in quelli che erano poi i famosi 'picchiatelli', e perché gli americani lo avevano tenuto prigioniero e poi gli avevano pure fregato le terre dove era nato per costruirci sopra la base della NATO e tutto questo senza che lui ci ricavasse un soldo; e questa è la mia formazione politica e quella che considero l'ideologia cui da sempre cerco di ispirarmi per quello che riguarda la politica e il modo di interagire con gli altri e vedere le cose. Naturalmente questo non significa che io sia una specie di massimalista e che per quello che riguarda una visione storica di quello che è stato e di quello che è stato l'URSS e la guerra fredda, io adoperi dei paraocchi. Al contrario, non mi sono mai considerato allineato al vecchio PCI per dire, sono contrario a quella retorica che potrebbe essere tipica di Giovanni Lindo Ferretti prima della sua conversione che poi l'approccio alla religione sarebbe lo stesso che aveva con il comunismo (ha solo cambiato 'libro'), che ho sempre pure guardato e analizzato in maniera critica, cosa che forse mi ha evitato un impatto traumatico con quella che è la realtà contemporanea o almeno così dovrebbe, nel senso che non mi sento di dovere rimpiangere un accidente e che questi sono i tempi in cui voglio effettivamente vivere e che considero sempre e comunque migliori del tempo passato e per il semplice motivo che quello che è passato, è passato e io non c'ero neppure e allora...

Però c'è un fascino magico e innegabile che quella era e quella fase storica ci hanno regalato e ci hanno lasciato in eredità. Nato in tempo per vedere crollare il Muro di Berlino, posso solo guardare con un certo fascino a quella che era stata l'Europa divisa in due blocchi distinti e a quel magico mondo romantico o comunque reso in qualche maniera per forza romantico dai racconti delle persone più anziane, dalla letteratura e dalla cultura di sinistra e in qualche modo poi cristallizzato a Berlino Est da una sapiente amministrazione che sa fare soldi e business e pure cultura praticamente con quelle che sono delle semplici palazzine. Ci sono stati questi anni, in cui il mondo era diviso in due blocchi e in cui pure se questa cosa costituiva una costante pressione e nel pericolo di un possibile scoppio di una terza guerra mondiale, pure se si susseguirono negli anni fatti violenti e guerre nel nome di questo scontro tra le due superpotenze mondiali USA e URSS, durante quegli anni tutto era almeno apparentemente regolato da quelle che costituivano due ideologie di base. Se pure si può criticare l'esperienza dell'Unione Sovietica, così come quanto accaduto in occidente e negli Stati Uniti e per opera degli Stati Uniti negli anni, è innegabile che vi fosse una certa forza, una spinta non solo ideologica ma anche economica, politica e culturale a fare le cose e di cui la corsa allo spazio ha costituito sicuramente la parte più affascinante e quella che in qualche modo, anche se non ci pensiamo, ha veramente cambiato radicalmente la storia dell'uomo e in potenza come nulla è mai stato così di cambiamento nella storia come la 'scoperta' delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo, che poco importa se ci erano arrivati prima i vichinghi e se comunque questa era abitata già da millenni e millenni e che quindi l'uomo l'aveva già raggiunta in un'altra epoca remota, perché è stato in quel momento che abbiamo cominciato tutti noi uomini a pensare a una Terra finalmente rotonda e in qualche modo ampliato in maniera gigantesca i nostri orizzonti. E così è stato per la corsa allo spazio e per quello che è stato il primo uomo sulla Luna. Neil Armstrong, quindi Buzz Aldrin e Michael Collins, che sulla Luna non mise mai piede, questi erano i tre componenti dell'equipaggio dell'Apollo 11, la missione spaziale statunitense che il 20 luglio del 1969 portò per prima gli uomini sul satellite che gira attorno al nostro pianeta. Una impresa che si ripeterà altre volte nel corso degli anni e fino al dicembre del 1972, quando Eugene Cernan (Apollo 17) fu l'ultimo uomo a camminare sulla superficie lunare.

Ma i primi a andare nello spazio non erano stati gli americani, bensì i russi. Il cosmonauta e aviatore sovietico Jurij Gagarin fu il primo uomo a volare nello spazio il 12 aprile del 1961 compiendo una intera orbita ellittica attorno alla Terra all'interno della navicella Vostok 1. Questo succedeva oramai più di cinquanta anni fa e all'interno del programma spaziale sovietico, denominato appunto Vostok, e guidato da una delle menti più brillanti dello scorso secolo e probabilmente di tutti i tempi, quella dell'ingegnere e progettista di razzi Sergey Pavlovic Korolev. Quello che i russi ricordano semplicemente come 'il miglior progettista'. Fu lui il vero artefice, l'uomo chiave del programma spaziale sovietico, che prendeva ispirazione (come quello americano del resto) da quanto fatto dai tedeschi durante gli anni della guerra, e fu lui a supervisionare ogni aspetto di quelle che furono le prime esplorazioni spaziali. Scelse lui personalmente Jurij Gagarin e la cagnetta Laika. Soprattutto fu lui a scegliere e volere Valentina. Valentina Tereshkova, la prima donna a volare nello spazio. Successe nel 1963. Lei era nata sulle rive del fiume Volga in una famiglia bielorussa, figlia di un carrista deceduto durante la seconda guerra mondiale. Ebbe una infanzia difficile e lavorò in una fabbrica di pneumatici prima di svolgere la professione di sarta e stiratrice, ma senza mai abbandonare gli studi e frequentando corsi serali e arrivando a conseguire un diploma nel 1960. Parallelamente sviluppò la sua grande passione per il paracadutismo e grande ammiratrice di Jurij Gagarin si candidò per la scuola di aspiranti cosmonaute e nel 1962 entrò a fare parte del programma Vostok unitamente ad altre quattro candidate.

Se l'impresa compiuta da Jurij Gagarin ebbe un effetto centrale nella propaganda sovietica, si può benissimo dire altrettanto di quello che riuscì a Valentina Tereshkova che a bordo della navicella Vostok 6, volò tre giorni nello spazio tra il 16 e il 19 giugno del 1962, quando atterrò a pochi chilometri a nordest di Karaganda nel Kazakistan, catapultandosi dall'abitacolo della capsula mediante un apposito seggiolino eiettabile. Il volo fu l'ultimo del Programma Vostok e fu il culmine anche del successo di Korolev, che un romanzo di fantascienza (guarda caso) dello scrittore italiano Paolo Aresi del 2011, vuole innamorato profondamente di Valentina, questa donna che resta ancora oggi un forte simbolo per quello che riguarda l'esplorazione nello spazio e anche l'abbattimento di quelle frontiere e barriere erette dal maschilismo in quello che forse è il settore più all'avanguardia possibile. Korolev, 'Il Costruttore Capo', quello che secondo la stessa Valentina oggi in Russia equivarrebbe a una specie di figura sacra. I cosmonauti russi portano sempre con sé una foto di Gagarin e una di Korolev, quell'uomo geniale e allo stesso tempo forte che fece pure degli anni di gulag e di prigionia ai tempi di Stalin. Quell'uomo che sapeva veramente che cosa significava volare nello spazio e che morì nel 1966 mentre lavora al razzo N1 che avrebbe dovuto costituire una ulteriore fase nell'esplorazione dello spazio da parte dei sovietici.

Si possono trovare in giro sul web e sui libri molte storie su questa impresa e sulla figura di Valentina Tereshkova. Secondo molti fu scelta ovviamente perché era quella che si poteva definire una brava ragazza e ritratto della donna sovietica ideale che, figlia di proletari e anzi orfana di guerra, aveva lavorato duramente e era andata avanti negli studi. Secondariamente si ritiene che nel lotto delle cosmonaute candidate, essa fosse forse la meno preparata tecnicamente, ma allo stesso tempo quella dotata di una maggiore resistenza fisica. Georgi Mikhailovic Grechko, che era uno dei più assidui collaboratori di Korolev, ha parlato di lei duramente negli anni, ricordando con ironia che non godesse di grande popolarità tra gli altri cosmonauti e che nello spazio si era sentita male durante quegli epici tre giorni dando tutta la colpa al cibo, che definì come avariato, salvo farlo scomparire prima che potesse essere controllato al suo ritorno.

Valentina Vladimirovna Tereshkova fu e resta, resterà per sempre la prima donna ad aver volato nello spazio. Dopo l'impresa compiuta a bordo della navicella Vostok, che la rese tra l'altro anche la prima 'civile' a volare nello spazio (non faceva infatti a suo tempo ancora parte dell'aviazione sovietica), entrò chiaramente in politica e fece parte del comitato centrale del Partito Comunista Sovietico dal 1969 e fino al 1991. Si sposò due volte, la prima con il pilota e cosmonauta Andrijan Grigorevic Nikolaev, la seconda con il medico ortopedico Yuliy Shaposhnikov. Alle Olimpiadi invernali del 2014 è stata una dei portabandiera per la sua Nazione, la Russia e in quel grande tema sempre aperto che è il progresso nell'esplorazione dello spazio e il cosiddetto one-way trip per Marte, quello che costituisce una vera e propria ossessione per il grande e simpaticissimo Buzz Aldrin, uno dei principali promotori storici del movimento 'Get Your Ass To Mars', si è dichiarata disponibile e interessata ove mai le si presentasse l'opportunità di prendere parte a questo nuovo grande viaggio dell'umanità. Quello che c'è stato e se ci sia stato qualche cosa tra lei e Korolev è e resterà leggenda, solo dicerie e al limite materia per qualche bel romanzo di fantascienza come quello già nominato da Paolo Aresi. Guardandola in una delle sue foto, quando era giovane, questa ci appare essere una donna semplice: è una bella donna, può piacere come non piacere affatto. Eppure non si può fare a meno di notare il suo sguardo penetrante e i suoi occhi che guardano lontano nello spazio e nel tempo.

Eccola qui, Valentina, che in questa foto (Getty Images, Inc.), scattata a Mosca il 31 dicembre del 1966 e poco dopo la morte di Korolev, augura un felice anno nuovo 1967 al popolo sovietico. Come eri bella Valentina. Come sei bella, dentro i tuoi occhi posso vedere le stelle e mi ci perdo mentre naufrago in questo spazio intergalattico che è la vita.

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