Ci sono persone che non parlano, ma che comunicano.

Ci sono preziosi che tali non sono per valutazione economica, ma per significato affettivo.

Ci sono note che non suonano, ma che hanno importanza e valore ritmico.

Le ultime non sono le pause. Si chiamano ghost notes, note fantasma, che in partitura vengono rappresentate con una semplice “X”, senza necessità crittografica di essere rappresentate su qualsiasi rigo di pentagramma (anche se talvolta accade), perché hanno un suono indistinto.

Su queste basi nascono i “Ghost-Note”, duo ritmico di Dallas, Texas, composto da due membri degli “Snarky Puppy”, ovvero Robert “Sput” Searight (batteria) e Nate Werth (sampler, percussioni, tra cui lo xilosynth) che sono ideatori e compositori di 12 dei 13 brani del loro primo album.

I due percussionisti si sono avvalsi di collaboratori d’eccezione, ben 18 musicisti, per la precisione: Shaun Martin (moog), N’Dambi (voce, sampling), Mark Lettieri (chitarre), Caleb Sean (melodica), Jason “JT” Thomas (batteria), RSVP (band indiana, sampling), Nick Werth (percussioni, fratello di Nate), Cleon Edwards (batteria), Taron Lockett (batteria, percussioni), Marcelo Woloski (percussioni), Wes Stephenson (basso 5 corde), Bob Lanzetti (chitarre), A.J. Brown (basso, elettronica, produzione), Dywane Thomas Jr. (aka Mono Neon, basso), Frank Moka (percussioni), Ben Bohorquez (sassofono) e Sylvester Onyejiaka (flauto e sassofono).

Dopo aver redatto la lista della spesa degli strumentali, il duo porta avanti un concetto principale, cioè quello di far risaltare le percussioni über alles, con incastri ritmici, vorticosi cambi di genere, dando estremo risalto alla componente ritmica.

Le ghost-note occupano uno spazio in musica, i tom, il rullante, i piatti hanno suoni ben precisi, le pelli degli djembè o delle conga risuonano nelle casse armoniche dei calici di legno, gli idiofoni regalano melodie definite e sono tutte le percussioni ad essere musicalmente le protagoniste con gli altri strumenti ad essere il completamento.

La tecnologia di sampler, loop station e manipolazione del suono aiuta a rendere questo album una continua scoperta in un mondo musicale che si sviluppa tra musica tribale, dance, hip-hop e funky.

Spassosa “Go-go Gadget” con la traccia di moog di Martin, il continuo clapping ed il funkissimo 5/4 di Searight, tecnicamente trascinante “Beastie” (ma anche “Jungle Boogie” spacca) e “Can’t get Right” (Snarky-style, con l’aggiunta dei fiati, ma con una ritmica devastante in termini di anticipi, ritardi, sincopati ed incastri, di cui allego il video in recensione) sono le mie segnalazioni principali. Esageratamente lunga la cover, proprio del gruppo madre degli “Snarky Puppy”, di “Think of Gold” (album “GroundUP” del 2009), che comunque mostra una introduzione dello xilosynth di Nate Werth ed un ficcante assolo di melodica di Caleb Sean McCampbell, ma globalmente sono 47’ che passano piuttosto velocemente.

“Fortified” è coinvolgente, ballabile, sballoso, intricato, con la sorpresa sempre dietro l’angolo. Diamo dignità e “suono” al ritmo.

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