È pacifico dire che Gianna Nannini oggi sia la più brava interprete rock italiana, commerciali o meno che siano i suoi brani, per la sua voce e per una irresistibile presenza scenica.

Era ancor più pacifico, il 23 agosto, che io e i miei amici saremmo andati l'indomani ad assistere al concerto della toscanaccia, preoccupandoci di partire in consistente anticipo per godercelo quel benedetto concerto. E invece l'appuntamento viene puntualmente disertato dalla pigra brigata alla quale mi onoro di appartenere, che preferisce allo spettacolo un ozio crepuscolare e il più banale chiacchiericcio. Dopo pochi attimi di sconforto, risolvo di partire da solo ma, a dimostrazione che la melomania non paga, mio padre mi nega l'auto e prima che, mosso da compassione, me la conceda passa quella buona oretta cosicchè mi incammino solo per le nove (palinuro dista 40 minuti di macchina).

Arrivato a Palinuro alle dieci e poco più per trovare un pertugio dove parcheggiare mi spingo per circa due chilometri nell'interno allontanadomi dal sito del concerto (il porto) di circa 3,5 chilometri. La folla era tanta ed era ancor più folla per le piccoli dimensioni di Palinuro. Insomma a passo sostenuto mi avvio verso il porto a concerto già iniziato, e lungo la strada arrivano assieme a folate di vento le note delle varie Fotoromanza, Sei nell'anima, Io, Bomboloni e indistinti vocalizzi della Gianna Nazionale.

Quando dopo circa quaranta minuti la strada si fa più panoramica e la musica più vicina inizio a scorgere il palco ma inspiegabilmente vedo un flusso di persone di ritorno che borbottano qualcosa tipo "è finito il concerto", "inutile proseguire", "meglio affrettarsi a prendere la macchina". A far tacere queste voci sono le noti iniziali di quella canzone che fa "forse non sarà una canzone a cambiare le regole del gioco. . . " e chi come me la ha urlata fino a perdere la voce quel 9 luglio, più dell'inno, più del seven nation army, in corsa in macchina contromano per una stradina di mare, non può non rabbrividire e mettere ali ai piedi per correre a vederla quella canzone, mentre tutti intorno si bloccano.

Arrivo finalmente ad un provvidenziale belvedere che dà sul porto e seduto su una ringhiera di ferro mi godo gli ultimi impagabili scampoli di concerto: Meravigliosa Creatura, I Maschi, Bello e Impossibile e Amandoti.

Bye bye estate.

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