"Puzzle", sesto album di Gianna Nannini, è stato il secondo successo discografico in Italia nel 1984, dopo "Va bene, va bene così" di Vasco Rossi, grazie anche al celeberrimo (quasi famigerato) singolo "Fotoromanza". Inoltre questo si potrebbe definire il miglior lavoro (ad oggi) nella carriera trentennale della cantante, a mio parere insuperato nella ricerca di melodie orecchiabili poi "sporcate" con arrangiamenti poco radio-friendly.

L'album si apre con "Kolossal", dove la Nannini si immagina in un bronx italiano, tutto birra e "dialoghi rap", senza però avere l'anima libera e la voglia di reagire di un "negro". Il secondo pezzo è il già citato "Fotoromanza", canzone semplice, musicalmente parlando, che deve il suo successo al ritmo trascinante e ad un testo immediato, volutamente ingenuo e melodrammatico (del resto il titolo stesso è fortemente ironico). "L'urlo" è la canzone più ostica del disco, costruita quasi interamente su batteria e un bel giro di basso, mentre la Nannini canta la sua angoscia con voce strascicata e cupa.
Il quarto brano, "Siamo ricchi" è piacevole quanto dimenticabile, così come "Fiesta", un'incursione in campo "spagnoleggiante" non del tutto riuscita. Fra i due pezzi appena citati è "incastonata" una delle perle dell'album, "Ciao": il pezzo si apre con una distorta voce elettronica su un soffuso sottofondo d'organo, per poi trasformarsi in una cavalcata electro-pop di alto livello, in cui, ancora una volta, il testo passa in secondo piano a favore dell'ottima e ottimamente arrangiata parte musicale.
E finalmente si arriva a quella che considero la miglior canzone dell'intera produzione nanniniana, ossia "Ballami" (titolo eloquente), insolito brano dance orecchiabile e arrangiato con originalità (anche strumenti orientali) in cui la cantautrice spazia dalla bomba atomica su Nagasaki ("Albe giapponesi sulla mia città, dormi Nagasaki sotto il fumo della civiltà") a "sogni distorti sotto il fondo del mare".
Il brano conclusivo, "Se vai via", è un classico rock nello stile, ormai proverbiale, della Nannini: chitarre elettriche distorte a profusione e, in primo piano, voce roca che urla le proprie ragioni (in questo caso contro un uomo col "sorriso da deficiente"), senza, però, mai rinunciare al gusto melodico tutto italiano... e questo, per quanto musicalmente anglofilo, lo reputo un grande punto a favore.

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