Quando, nel 1973, Ian Gillan abbandonò i Deep Purple, dovette re-inventarsi una carriera daccapo. Forma, dunque, la Ian Gillan Band, gruppo dalle sonorità jazz-fusion, che però non ebbe il successo sperato. Dopo questa breve parentesi, il cantante inglese ritornò di nuovo sulla più congeniale via dell'hard rock. Comincia la rifondazione, assolda nuovi musicisti e mette su una nuova band dall'originale nome... Gillan!

Nel 1978 esce l'album di debutto, anch'esso chiamato "Gillan (aka The Japanese Album)". Inizialmente questo album fu distribuito solo in Giappone, Nuova Zelanda e Australia. Nel 1993 fu rilasciata una riedizione del disco, contenente alcuni brani tratti da Mr. Universe, del 1979 (l'album recensito è la ristampa del '93). La line-up vede la presenza del chitarrista Steve Byrd, del tastierista Colin Towns, il batterista Liam Genockey e il bassista Jon McCoy. Nessun nome di cartello, a parte quello del frontman, ma tutti musicisti esperti e di talento, qualità che esalterà la qualità tecnica dell'album, senza ombra di dubbio ben suonato e che presenta diversi spunti interessanti.
Innanzi tutto bisogna premettere che la voce di Gillan sta mutando, ma presenta ancora quel piglio furente e aggressivo dei tempi d'oro.

L'intro "Street Theatre", che sembra voler richiamare le composizioni classiche contemporanee, apre l'album composto da ben 14 tracce. Un album molto eterogeneo basato su un solido Hard Rock, che propone però molte variazioni di tema, per esempio: canzoni immediate ed aggressive dall'alto ritmo come "Secret Of The Dance", "Roller" e "Message In A Bottle", oppure tracce lente e massicce come "Dead Of The Night" e "I'm Your Man", basate su un solido riff di tastiera e chitarra, le quali richiamano i primi Deep Purple di “In Rock” e “Fireball”. McCoy e Genockey lavorano bene nel fornire la base ritmica, molto hard, mentre ai ricami ci pensano con maestria Byrd e Towns, il quale si avvale spesso del moog (ed è co-autore di molti brani).

Ian Gillan ha sempre proposto canzoni divertenti, influenzate anche dalla sua passione per i musical (atmosfera presente anche in "Who Do We Think We Are" dei Deep Purple); così si presentano, quindi, "Not Weigh Enough", "Bringing Joanna Back" e "Back In The Game". Su quest'album c'è spazio anche per blues e boogey ("Vengeance" e "Move With The Times").

La canzone, forse, più interessante è la ballad dell'album: "Fighting Man". Aperta dal pianoforte di Towns, lentamente sfocia nelle sonorità di inizio anni '80, per poi lasciare spazio alla graffiante chitarra di Byrd, creando un'atmosfera emozionante, ma mai banale.

Il Gillan solista non è mai stato ai grandi livelli del mainstream mondiale, non avrà raggiunto i picchi di David Coverdale con i Whitesnake, ma è sempre stato in grado di scrivere ottime canzoni Hard Rock e di sfornare bei album, come questo d'altronde.

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