Oltre la violenza e la mancanza di democrazia e libertà, le caratteristiche del fascismo che oggi ci sembrano più inaccettabili sono l'enfasi e il fanatismo quasi mistico con cui il regime e moltissimi italiani consideravano la patria, il duce, il fascismo stesso.

Non sono parole mie: non sarei stato così generoso.

Si tratta delle righe che introducono a questo agevole libello che lessi quasi un quarto di secolo dello storico e cattedratico Giordano Bruno Guerri.

Quand'ero ancora (moderatamente) lucido mi procurai una infinità di tomi e libercoli riguardanti fascismo, nazismo e così via. Nessuno me ne parlava e io volevo sapere.

Giusto per non farmi mancare nulla lessi anche una cospicua parte del "Mein Kampf": un pazzo paranoico a cui forse sarebbe stato meglio non farnire pennino e calamaio durante la detenzione.

Viviamo in una fase storica in cui si fa un gran vociare di un progressivo ritorno al fascismo (prevalentemente da tastiera).

Personalmente ho come la vaga impressione che quei deboli di mente che oggi sostengono di ispirarsi al ventennio mussoliniano non abbiano alcuna reale idea di cosa sia stato veramente il fascismo, ma piuttosto basino le loro carnevalate coreografiche sull'idea del tutto farlocca delle teoriche "cose buone" realizzate dal regime glissando elegantemente su alcuni microscopici dettagli come lo squadrismo, il regime dittatoriale, le leggi razziali, l'imperialismo e l'alleanza con la Germania nazista.
Giusto per citarne alcune: evidentemente tutte piccolezze in confronto al fatto che (dicono) i treni arrivassero in orario.

Al contempo ho la spiacevole sensazione che anche molti che si schierano (giustamente) contro, non è che siano particolarmente edotti in materia.

Ma torniamo a Guerri.
Lui si autodefinisce un liberale, un tempo liberista, libertario, ex-libertino. Qualcuno si è spinto a dipingerlo come un "intellettuale fascista".

Personalmente mi interessa poco ma credo che questa sia da un lato una forzatura e dall'altro una cospicua contraddizione in termini: faccio fatica ad associare il sostantivo "intellettuale" all'aggettivo "fascista"; due termini morfologicamente agli antipodi alla stregua di Conan il Barbaro e Barbapapà.

E' un mistero come si possa essere persona colta, amante del sapere, che ha il gusto del bello e dell’arte e al contempo adottare l'etica squadrista in nome di una supposta superiorità fondata sul culto integralista della patria.

E' un dato di fatto che Guerri fin dai suoi primi scritti, risalenti alla fine degli anni settanta, si sia largamente occupato di fascismo e delle molteplici figure di spicco che si sono affermate attraverso di esso. Analizzare da un punto di vista storico un argomento non significa (necessariamente) condividerne le idee.

In ogni caso in questa sede ciò che mi interessa è il punto di vista prospettico attraverso il quale Guerri ha analizzato metodologicamente il famigerato ventennio. Non avendolo vissuto in prima persona, cerca di compiere lo sforzo di calarsi nella mente degli italiani che hanno reso possibile l'ascesa e quindi il lungo affermarsi di quella chè, aldilà delle interpretazioni più o meno benevole, è stata sostanzialmente una spietata dittatura totalitaria.

In poco più di trecento pagine il libro analizza e sviscera sia il ventennio che i decenni precedenti e successivi la caduta del regime in modo chiaro e asettico tratteggiando un quadro storico preciso e dettagliato: dalla costituzione della cosiddetta religione fascista alla resistenza di liberazione, al declino e all'uccisione di Mussolini.

Semmai mi chiedo se quando scrisse l'opera in questione Guerri avrebbe mai ipotizzato un "ritorno di fiamma" (nera) come quello che sembrerebbe progressivamente attizzare non solo il patrio stivale ma una certa parte dell'Europa continentale.

Quando (e se) lo incontro eventualmente glielo chiedo.

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