Arrivato al traguardo del 4° album in 9 anni di onorata carriera, è difficile stupirsi di fronte a un nuovo lavoro di Giorgio Canali. Ancora una volta lo smilzo ex-chitarrista di CCCP e CSI, presa una pausa con i PGR, pubblica un lavoro a suo nome, accompagnato dalla sua personale band, i Rossofuoco, costituiti dal batterista Luca Martelli, dalla bassista Claude Saut e dal secondo chitarrista Marco Greco.
"Tutti Contro Tutti", come già detto, prosegue sulla scia egregiamente tracciata dai suoi predecessori; se proprio vogliamo trovare una differenza a livello stilistico, questa è da ricercare soprattutto nei ritmi maggiormente medio-lenti dei brani, e nei testi, privi di quella straripante verve dissacratoria e satirica di brani come "No Pasaran", "Savonarola" o "Questa è una Canzone d'Amore", ma duri e incisivi come sempre. Dalla pubblicazione del precedente "GiorgioCanali&Rossofuoco", avvenuta 3 anni fa, Canali ha sicuramente trovato materiale a cui ispirarsi, tra Vallettopoli, Calciopoli e TV spazzatura sempre più dilagante, e tutto il suo disgusto viene tirato fuori nei versi urlati sull'adeguato sottofondo di chitarre elettriche dei 10 brani dell'album.
Ma prima di parlare di questi argomenti, il biondo cantante ci presenta una sua introspezione psicologica: l'opener "Verità, la Verità" (dedicato a Federico Aldrovandi, diciottenne emiliano morto un paio d'anni fa in circostanze poco chiare dopo essere stato fermato dalla polizia) e il brano di chiusura "Il Ballo della Tosse" si soffermano maggiormente sulla rabbia che vivifica nel corpo di Canali. Se nel primo brano il cantante è dubbioso sulla sua rabbia ("e non so se ho dentro/ tutta la rabbia che mi sento/ [...]non so se è rabbia innata/ o rabbia di riporto/ se è rabbia con una ragione/ o dettata dal sentirmi in torto /[...]o sono io a farne una malattia"), nell'ultimo brano sembra aver capito bene da dove venga e come utilizzarla al meglio ("si,lo so,da 1 a 100/ è centomila la rabbia che ho dentro e quando poi/ la sputo fuori/ è rabbia da cannoni non è rabbia da fiori/ non è rabbia qualunque/ non è militante/ volevi cambiare e non cambia un bel niente").
Gli altri brani trattano invece dei tipici temi su cui Canali si è sempre battuto: "Alealè", traduzione di "Coule la Vie", presente nel francofono primo album, datato 1998, presenta forse il testo più incisivo del lotto, questa volta contro razzismo e xenofobia, come dimostrano i versi "E così accade che/ la libertà futura/ è un pompino in tivù/ senza censura/ è stazioni e parchi liberi/ da albanesi,arabi o simili"; una cover vera e propria (che si fregia anche della partecipazione come guest, all'armonica a bocca, di Bugo) è "Settembre, Aspettando", riadattamento di "Septembre, en Attendant" degli amici Noir Désir, scritta 11 anni fa contro la guerra in Jugoslavia ma attuale ancora oggi. 2 amare ballate, che hanno il compito di alleggerire musicalmente l'album, sono "Falso Bolero" e "Non Dormi": mentre la prima tratta della decadenza culturale del nostro Paese, in cui Canali spera nell'arrivo di "un vento di fuoco" per spazzare via tutto lo schifo che ci circonda, la seconda parla dell'essere credenti in Italia, che per alcuni si traduce nell'affidarsi al trascendente per pigrizia o conformismo. Il Canali più irriverente torna in "Piccoli Mostri Crescono" e in "Canzone della Tolleranza e dell'Amore Universale" (che parla esattamente dell'opposto), dall'anthemico ritornello "Tutti contro tutti, nessuno escluso, tutti contro tutti, a calci sul muso, tutti contro tutti, caccia all'intruso, tutticontrotutticontrotutti...per uno".
Un altro ottimo album quindi, leggermente inferiore al precedente, ma con i tempi che corrono non bisogna farsi sfuggire lavori come questi, una vera e propria manna dal cielo per l'asfittico panorama musicale odierno.
VOTO = 7.5
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