Il buon Giovanni Lindo Ferretti, dove lo avevamo lasciato? Da anni ormai, tra scioglimenti definitivi dell'ennesima incarnazione dei CCCP e uscite social-politiche spesso poco felici, l'immagine pubblica del nostro sembrava ormai essersi appannata, divenuta più un oggetto di dibattitto da social network che icona di un certo modo di intendere il rock e la musica d'autore in Italia.

Sorvolando sul Giovanni uomo, per chi scrive, comunque, piuttosto coerente con sè stesso, è interessante invece, dopo tempo, poter tornare ad occuparsi del Giovanni artista, figura che, attraverso varie sigle e progetti, è stata protagonista indiscussa della migliore musica italiana degli ultimi trent'anni. In un panorama odierno spesso asfittico ed in cui è sempre più difficile trovare gruppi e progetti realmente validi, persi come sono nel mare magnum di myspace e profili vari, si sente ogni tanto la necessità di tornare a qualcosa di certo, conosciuto, un porto sicuro, in cui sono ormeggiati i ricordi della nostra adolescenza, per chi ai tempi dei vari "Linea Gotica" e "Ko de Mondo" aveva vent'anni, o da cui (ri)partire verso mete nuove e sconosciute, e quindi ancora più affascinanti, per chi quei solchi li ha scoperti da poco. Certo, ci sarebbe da porsi più di una domanda su come mai a trent'anni dalla fondazione ci siano in tour ben tre spettacoli dedicati, in toto o in parte, ai CCCP, così come se, a distanza di anni dalle varie liti e scissioni, non sarebbe il caso di tentare il colpaccio e di rifare qualcosa tutti insieme, anche per pura nostalgia di ciò che è stato e mai più sarà.

Arrivando al cd qui recensito, invece, va da subito detto che è un racconto parziale del tour, che francamente avrebbe merito ben altro, vista l'intensità. In tempi di crisi nera del mercato discografico, però, forse questa è stata, anche per ragioni di pura cassa, la scelta più saggia e meno rischiosa, anche perché con ogni probabilità un bel cofanetto doppio cd+dvd sarebbe rimasto nei cuori di pochi appassionati e sugli scaffali di molti negozi di dischi (ne esistono ancora?). Pubblicato in collaborazione con XL (brrr..), la confezione si presenta da subito molto scarna, con poche note e nessun libretto: naturalmente si da per scontato che, in caso di approdo nei negozi, il "pacchetto" si presenti più ricco, visti i tempi che corrono. Lasciando perdere le operazioni di puro marketing, passiamo invece al contenuto vero e proprio. Se Massimo Zamboni da una parte ed il redivivo Umberto Negri dall'altra portano in giro spettacoli in cui, con le rispettive differenze, ognuno da vita a quelli che sono stati i "propri" CCCP-CSI, Ferretti si presenta invece con uno spettacolo assolutamente minimalista, quasi cantautorale. Le ragioni per questo ritorno? Poche storie, lo si dice chiaramente: si era fermi da troppo tempo e con un tour del genere ci mangiano intere famiglie. Viva l'onestà. "A cuor contento" è ormai in giro già da un paio di anni, con scaletta variabile: se durante la primavera dello scorso anno grossa importanza era rivestita dal materiale più recente, per intendersi quello a firma PGR, nell'ultima tranche si è preferito andare a rileggere le gloriose pagine di CCCP e CSI. E sia chiaro, di riletture si parla. Lì dove un tempo abbondavano "bassi mangiatutto", "chitarre armoniose e chitarre distorte" e voci "d'angelo", oggi troviamo un evocativo violino, un basso ed una chitarra mai troppo invadenti ed una drum machine tirata in causa solo in rare occasioni.

"Depressione Caspica", con il violino di Ezio Bonicelli, è un chiaro esempio degli arrangiamenti che sono stati preparati per questo spettacolo, ma forse è ancora fin troppo simile all'originale e non rende bene l'idea. Per capire meglio forse è il caso di ascoltarsi "Annarella", assolutamente "smontata" nella struttura, così come "Amandoti", mentre i brani restanti, anche se rivisitati, si rifanno maggiormente ai pezzi originali. Presentandosi con versioni così scarnificate dei vari classici, i risultati non potevano che essere due: o una noia totale, come è stato per alcuni, o una attualizzazione estremamente suggestiva di alcune delle pagine più belle e struggenti della nostra storia musicale recente. E tutto il peso di questa rievocazione non poteva che essere sulle spalle del buon Ferretti, una voce a volta cupa, a volte tenera, che parla di speranze e disperazioni del genere umano, con un tono a volte sarcastico, a volte salmodiante, ma sempre estremamente carismatica. Dal Mar Giallo a Kabul, da quella Tabula Rasa Elettrica che è la Mongolia fino alle Unità di Produzione, rivivono i luoghi, fisici e della memoria, che hanno segnato e affiscinato, in Italia e a volte anche all'estero, più di una generazione.

Peccato davvero per il formato monco, che non riesce a rendere l'atmosfera e le suggestioni del concerto dal vivo, ma forse era davvero difficile chiedere di più, soprattutto se parliamo di una persona che da sempre si è considerata "prestata alla musica" e che negli ultimi tempi sembra più interessata ad esprimersi tramite la scrittura che altro. E davvero, alla fine, le mille polemiche e considerazioni che circondano il Ferretti uomo degli ultimi anni spariscono, o almeno finisco in secondo piano: finché c'è la possibilità di vedere in Italia spettacoli del genere godiamoceli. Ed in fin dei conti lo diceva, e lo ripete, anche lui, in chiusura del cd: "del resto mimporta 'nasega". E se non importa a lui perché dovrebbe importare a noi?


In Concerto, a Cuor Contento:1. Depressione Caspica2. Narko'$3. Amandoti4. Morire5. Neukolln6. Contatto7. Annarella8. Radio Kabul9. Unità di Produzione10. Per me lo so11. Mimporta 'nasega
Giovanni Lindo Ferretti: voceEzio Bonicelli: violino, chitarra elettricaLuca A. Rossi: basso, chitarra elettrica, batteria elettronica

 

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