<< Il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini ''si morsero la lingua'' per il dolore e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei dolori e delle piaghe, invece di pentirsi delle proprie azioni >>
(Apocalisse di San Giovanni, 16: 10-11).

Gnaw Their Tongues è Mories, un pazzo polistrumentista olandese, stacanovista per natura (consiglio spassionatamente di cercarvi i ''De Magia Veterum''). La sua musica e le sue creazioni germogliano e si sviluppano all'interno di un involucro senza forma nè colore. Mories è solo, fa della sovrapposizione di registri e di linguaggi il proprio tratto distintivo, assembla tutto col computer e ci presenta alcuni sprazzi di delirio incredibilmente reale, di inesorabile catastrofe, una vera e propria orchestra di Satana.

Ascoltare oggi, a quasi due anni di distanza dalla sua uscita, un disco come ''All The Dread Magnificence of Perversity'' è un pò come fondersi in una colata di lava bollente camminando verso un inferno che nemmeno Dante avrebbe mai osato immaginare. Mories è riuscito a mettere in piedi una baracca da ''trip del suicidio'', mischiando in un unico calderone tutto il luridume dell'umanità, facendo scontrare il Black Metal al Noise, l'Ambient a reminescenze di Industrial, il Doom al Drone, e tirando fuori dal cilindro uno dei dischi più malati degli ultimi anni, qualcosa di estremo e originale allo stesso tempo.

A volte sembra di trovarsi al limite del disordine puro e dell'incomprensibilità, ma tutto questo, in fondo, non fa altro che aumentare il mix di angoscia e disagio che l'album sprigiona implacabile. C'è una freddezza, una precisione musicale che fa tornare in mente i primi lavori dei leggendari Swans. I ritagli vocali presenti non sono altro che profonde grida penetranti (i cosiddetti ''torture screams'' in gergo Black) che ben si modellano all'affresco tortuoso ed opprimente del platter, mentre più rare sono le parti parlate che si occupano di temi come la violenza, la morte, il sacrificio rituale e via discorrendo.

Un lavoro di collage certosino, dunque, che si è prolungato per molti mesi, attraverso ore ed ore di registrazione, mixaggio, per confezionare un prodotto che fosse più condensato possibile. Magari anche troppo. Il pericolo che corre, infatti, è quello di essere talmente imprevedibile e distruttivo da non riuscire a farsi decifrare fino in fondo; talvolta la complessità strutturale di un album può rappresentare senz'altro un'arma a suo favore, ma, in questo caso, quella di Gnaw Their Tongues, pare più una sensibile incapacità di sintesi (82 minuti la durata!) che crea degli ostacoli in alcuni casi insormontabili anche per il più ''rumorista'' e sgraziato degli ascoltatori (i seguaci sporchi e sgangherati di gruppi come Abruptum e Stalaggh sono avvisati).   

Questa non è musica per tutti. Anzi, è musica per pochi, forse pochissimi; è affettuosamente consigliato avere un minimo di predisposizione nell'intendere la natura e il messaggio di questa proposta, pena il concreto rischio di impantanarsi tra samples orchestrali, elettronica, campionamenti di compositori d'avanguardia del Ventesimo secolo e corredi da film Horror. Un progetto unico a dir poco. Tra tutta la marmaglia ed il frastuono del metal Nero che ci viene propinato oggi è obiettivamente difficile salvarsi dalla mediocrità o peggio ancora dalla merda fumante; ''All The Dread Magnificence of Perversity'' rappresenta, al contrario, un'opera ricca e sovrana, piena di idee nuove e di spunti formidabili, proprio per questo assolutamente non scindibile in singoli frammenti.

Un validissimo movente per il più efferato degli omicidi: il nostro.

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