Con Dusketha, i GOAD proseguono un cammino che attraversa ormai quasi mezzo secolo di storia del progressive italiano, muovendosi sempre lungo quel confine in cui la musica diventa narrazione poetica.

Maurilio Rossi, mente e anima del progetto, costruisce ancora una volta un universo sonoro personale e coerente: compone, scrive i testi, canta e suona gran parte degli strumenti, circondandosi di un piccolo gruppo di collaboratori fidati che ampliano il respiro dell’opera con fiati, archi e percussioni. La produzione di Max Cirone, basata sulla tecnica del bounce to bounce (un passaggio continuo tra digitale e analogico), conferisce al disco un calore particolare, una patina di autenticità che riporta all’ascolto fisico e materico dei vinili d’epoca.

Il doppio album — 18 brani per oltre 155 minuti di musica — nasce come ideale continuazione di Titania e La Belle Dame, ma si apre a un orizzonte più vasto. Rossi aveva scoperto, lavorando sui versi di John Keats, una tale ricchezza di spunti musicali da decidere di proseguire quel dialogo poetico su più capitoli. Dusketha approfondisce dunque quell’universo lirico, accogliendo anche altri autori: Jorie Graham, Edgar Lee Masters, T. S. Eliot, Lovecraft e altri ancora, accanto a testi inediti scritti dallo stesso Rossi.

Musicalmente, l’album si muove in un terreno introspettivo, dove il pianoforte, l’organo e il mellotron disegnano spazi sospesi, e le melodie si sviluppano come flussi di coscienza. Le linee vocali, spesso sovrapposte o armonizzate con se stesse, creano un senso di dialogo interiore, quasi fossero personaggi che si rispondono da luoghi diversi della memoria. La voce di Rossi non cerca la perfezione, ma la presenza: è graffiata, emotiva, a tratti inquieta, come se ogni frase dovesse attraversare la materia prima di farsi canto.

Nel doppio CD trova spazio anche un inedito legato alla lunga storia del gruppo: The Wood Dedicated to Lovecraft del 2004 viene qui completamente risuonato, registrato su bobine analogiche, mixato in DAT e infine riportato in digitale. Da questo stesso nucleo nasce “The Garden with Spectral Gleams”, brano che utilizza il testo della poesia The Garden di H. P. Lovecraft, fondendo evocazione letteraria e paesaggio sonoro con una forza cinematografica. Fra le sorprese, una bonus track ispirata a Walter de la Mare ed Elisabeth Madox Roberts che si distingue per il suo tono ironico e leggero: un episodio swing volutamente rétro, costruito come omaggio alle orchestrazioni di metà Novecento, che rompe con grazia la tensione del resto del disco.

Dusketha è un’opera che non concede scorciatoie. Non seduce con melodie facili, ma invita all’immersione. Chi si lascia attraversare dalla sua lentezza scopre un mondo di echi, rimandi e riverberi, dove la musica sembra respirare la stessa aria delle poesie che la ispirano. Pur dialogando idealmente con il prog storico — dai Van Der Graaf Generator ai Genesis, passando per i territori più lirici e oscuri del genere — il disco si distingue per una visione personale e artigianale, più vicina a un diario sonoro che a un esercizio di stile. Dusketha è il crepuscolo come momento creativo: una soglia fra luce e ombra in cui Rossi continua a cercare la bellezza fragile delle parole e dei suoni. Un lavoro colto, coerente e profondamente umano, capace di trasformare l’ascolto in un atto di contemplazione. https://mykingdommusic.bandcamp.com/album/dusketha

Carico i commenti...  con calma