Gli irlandesi God Is An Astronaut fanno post rock. Già questa affermazione potrebbe distogliere dalla lettura della presente recensione diverse persone: per un motivo semplice. E' un genere che presenta tantissimi esecutori, tutti (a parer loro) diversi, molti, in fin dei conti, copie gli uni degli altri. Difficile districarsi in questo mare vasto, bisogna avere stile, qualità e idee che gli altri non hanno (avuto), bisogna avere il carattere per imporsi. I nostri non saranno forse ricordati, negli anni a venire, come esempi di questo genere (almeno non alla luce di quanto, seppur di ottima fattura, hanno fatto sinora); magari però spetterà loro di diritto un posto tra le stelle più splendenti di questo genere, tra i gruppi che meglio hanno saputo portare avanti e sviluppare a modo loro la lezione dei "maestri".
"A Moment Of Stillness" è un EP che segue il fortunato (e a mio avviso quasi perfetto) "All Is Violent All Is Bright". La prima traccia, "Frozen Twilight", è il ponte ideale tra le due opere. Gelido come ci suggerisce il titolo, siderale in quelle leggere sferzate elettroniche che ciclicamente ti attraversano, e piangenti ti entrano nelle ossa come il freddo più pungente, la traccia entra nel suo vivo già nella metà, con un bellissimo giro di chitarra insistente, ma mai ossessivo, mai monotono, una bellissima nenia che cresce di pari passo con il ritmo e il fervore degli altri strumenti, e una volta toccato l'apice commuove, come un'aurora boreale che di colpo ti si sprigiona davanti agli occhi, si infiamma in un caleidoscopio di colori, eppoi muore nel buio dal quale era nata.
Le immagini fredde e gelide suggeriteci dal crepuscolo immortalato dal precedente pezzo hanno come coda quelle, più calde (e forse un po' meno toccanti) della titletrack, che velocemente sfocia in quello che è stato, nel disco precedente, uno dei pezzi più toccanti e struggenti, "Forever Lost" (qui ripresentato in versione "Reprise"). Sinceramente le differenze tra le due versioni sono quasi impercettibili, e si devono (probabilmente, ma non ci metterei la mano sul fuoco) all'aggiunta di qualche effetto di synth qua e la e di qualche momento scorciato. Il pezzo non perde assolutamente la sua magia, è un piacere perdersi continuamente tra quel riff di chitarra e quell'elettronica mai invasiva e cullante.
I due brani successivi, senza infamia e senza lode, chiudono un EP che merita, va detto, soprattutto per i primi tre pezzi. Essi rappresentano in effetti un continuum ideale con quanto sentito in "All Is Violent All Is Bright", con una nota di merito per la traccia di apertura, a mio modo di vedere veramente sensazionale.
Ribadisco quanto detto in apertura: i God Is An Astronaut non inventano nulla, ma rielaborano e malleano la loro materia con grande classe, aggiungendo tocchi personali e caratterizzandosi per un'atmosfera sempre fredda e gelida, ma mai così distante e lontana da non poterti trapassare la pelle per toccare direttamente certe corde del cuore. Per chi ama il genere (e apprezza il trio irlandese) un EP da avere; in generale, un più che degno ampliamento di un disco già di per sé comunque ottimo.
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