Quattordici canzoni di una semplicità disarmante: voce, chitarra acustica e qualche sporadica linea di basso, niente percussioni, arrangiamenti di contorno neanche a parlarne: basta questo al giovane Gordon Lightfoot per esordire sul mercato discografico con un capolavoro, che si rivelerà solo il primo, memorabile tassello della carriera di questo straordinario cantautore che nei successivi dieci anni costruirà la sua leggenda senza mai sbagliare un colpo, diventando un artista di culto tra i più riconosciuti, ammirati e coverizzati di sempre.
Composto nel 1964 ma pubblicato per la United Artists solo due anni più tardi grazie all'interessamento di Albert Grossman, "Lightfoot!" colpisce fin da subito per la classe e la maestria con cui il Gord riesce ad esprimere sensazioni e sonorità tanto variegate con uno stile assolutamente semplice ed essenziale, oltre che per l'altissimo livello medio delle composizioni: "Lightfoot!" contiene almeno mezza dozzina di classici del folksinger di Toronto; su tutte la leggendaria e pluricoverizzata "Early Morning Rain", canzone che rappresenta appieno lo spirito e lo stile di questo album, il cui meraviglioso testo intriso di tristezza, autocommiserazione e amara ironia consacra Lightfoot come artista della parola con pochi eguali nel proprio genere, oltre a conferire ulteriore significato ad una melodia che nella sua essenzialità è impregnata del fascino epico e struggente dei grandi classici ed esprime il lato più strettamente folk di questo album, che si riscontra anche nelle dolcissime e bucoliche "Steel Rail Blues" e "Ribbon Of Darkness", meravigliosi e commoventi affreschi di amori da riscoprire (la prima) o definitivamente perduti (la seconda) ed in "Long River", serena e contemplativa poesia dei meravigliosi scenari delle montagne canadesi.
Oltre al folk puro e semplice, in "Lightfoot!" c'è anche spazio per canzoni più articolate e vicine al blues, tra cui spicca come capolavoro una cover di Phil Ochs, "Changes", dal mood malinconico ma terribilmente fluido, elegante e carezzevole, la ritmata "For Lovin' Me", altro grande cavallo di battaglia del Gord e le ombrose "The Way I Feel" e "The First Time I Ever Saw Your Face", scritta da Ewan MacColl, padre di quella Kirstie resa famosa dal duetto con Shane McGowan in "Fairytale Of New York", per finire con "Oh, Linda", scarna, amara e quasi spigolosa, basata solo ed unicamente sulla voce di Gordon accompagnata da un'ossessiva linea di basso e "Peaceful Waters", dall'atmosfera notturna e quasi mistica, in cui la voce profonda ma limpida del Nostro si esprime nella sua interpretazione più intensa e caratterizzante; mentre esulano si propongono come episodi a sé stanti la terza cover dell'album, "Pride Of Man" di Hamilton Camp, unica canzone del disco a proporre tematiche sociali, che fornirà a Gord l'ispirazione per la sua "Black Day In July" del 1968 e "Rich Man's Spiritual", un altro capolavoro dalla melodia allegra e assolutamente catchy e orecchiabile contornata da un testo ironico e geniale, che da il via con stile e leggerezza ad un album meraviglioso di un artista considerato in patria come una vera e propria leggenda vivente, nomea perfettamente meritata grazie all'immenso contributo fornito a tanti altri artisti e più in generale alla musica stessa con una moltitudine di classici senza tempo che costituiscono un lascito artistico destinato a durare per sempre, che vale la pena di ricordare e recensire.
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