Gorgoroth
Antichrist

Dopo "Pentagram" (1994), i primi dissidi interni alla band e l'abbandono del vocalis Hat, i norvegesi Gorgoroth mettono su la formazione migliore (un certo Grim alla batteria, un certo Storm al basso, un ottimo Tormentor alla sei corde ed un fenomenale Pest ad urlare le esplicite tematiche di un album dal titolo quanto mai laconico ed indicativo).

E' forse proprio Pest l'artefice del doppio capolavoro consistente in questa sorta di EP e del successivo "Under the Sign of Hell": la sua voce è probabilmente una delle migliori in assoluto della generazione "true norwegian black metal", consistente in uno screaming bestiale, sporco, lacerante, acuminato - qualcuno potrebbe osare definirlo come la fusione perfetta tra l'acidità estrema delle corde vocali di Ihsan (Emperor) ed il potente equilibrio di Garm (Ulver, Arcturus); da dire, inoltre, che in questo piccolo "Antichrist" Pest non tocca i picchi negativi che si registrarono poi nella banale "Reveletion of Doom" di "Under the Sign of Hell", che ne rovinò, almeno a mio avviso, la media di una pur eccezionale performance.

Qui i Gorgoroth, dopo un incipit breve (21 secondi) e "grotesque-dark" (un lamento distorto che potrebbe essere interpretato a piacere come demoniaco o umano-sotto-totura), a nome "En Stram Lukt av Kristent Blod" (un sentore ravvicinato di sangue cristiano), entrano nel vivo dell'album con la caustica e minimale "Bergtrollets Hevn" (La rivalsa del troll della montagna), in puro stile true, senza preamboli o ghirigori di sorta, batteria a sostenere un tempo veloce, riffing semplice e duro come una roccia magmatica, ma non invadente o rumoroso su quella voce solforica e satanica che ne costituisce l'arma vincente.

Sulla stessa falsariga l'ottima "Gorgoroth", recante inserti di basso trascinanti e vagamente depressivi; le ritmiche sono qui vagamente thrash-death, più scandite, senza però cambiare la sostanza di un crudele black metal di stampo boschivo-satanista; Pest abbozza qualche clean vocal nebbiosa in stile Einherjer, perfettamente riuscita; anche gli sporadici inserti melodici sono più che buoni, e la matrice della traccia ne acquista solamente, non spostandosi dall'essenza estrema che afferra dall'interno con la forza dei tentacoli di un'idra.

"Possessed (by Satan)" sembra invece lievemente diversa, più statica, ed al contempo ancor più estrema, nello screaming tiratissimo e quasi gorgogliante di Pest e sui colpi ossessivi affibbiati a due mani da Grim - una traccia quasi burzumiana, con un ennesimo buon cambio di ritmo sui tre minuti, che non può che trascinar più in profondità il riff e la voce infernale. "Heavens Fell", strumentale veloce e ben macchinata sul lavoro preciso di Grim e dello zelante Tormentor - riempitivo in cui si inserisce per un attimo la risata di Pest.

Chiude "Sorg" (Dolore), in cui aprono una drammatica campana ed un riff dal tempo sorprendentemente lento e dal sapore sorprendentemente satanico - il condimento irrinunciabile è però ancora la voce di Pest, che alterna uno screaming pestilenziale (nel vero senso della parola) e le oscure e lente litanie clean-gregoriane ad uno pseudo-growling infernale, à la Enochian Crescent.

Un album che sfiora l'apice della crudeltà e dell'espressività, seppur troppo corto e scarno per costituire il crocifisso capovolto da appendere all'entrata delle Chiese da sconsacrare.