Chissà se i Sex Pistols o Marilyn Manson abbiano mai visto un concerto dei Gorgoroth! Se così fosse credo che si sarebbero cacati addosso di brutto! Eh sì, la band in questione è davvero malefica. I loro concerti sembrano il girone più basso dell'Inferno: teste impalate di pecora con tanto di bagni di sangue ovino a litri, simbologia satanica (mica poteva mancare) e ragazze nude issate in croce.

Con un curriculum interminabile di arresti e denunce, i Gorgoroth sono anche noti per i loro guai con la legge (quale gruppo black norvegese non ne ha avuti?), poiché la galera sembra, ormai, essere la loro seconda dimora. Ovviamente, i dettagli delle loro fedine macchiate è meglio approfondirli altrove, dato che questo sito si occupa di recensire dischi e non episodi di criminalità. Non saranno le persone più raccomandabili al mondo, ma non si può negare che i Gorgoroth siano un importante perno del black metal scandinavo e, dal punto di vista musicale, hanno saputo evolversi in maniera sapiente nel tempo, anche se ciò ha generato pareri discordanti.

Questo "Incipit Satan" segna il reclutamento ufficiale del cantante Gaahl (il quale cantò solamente nel brano omonimo del precedente "Destroyer") al posto di Pest. La band dedica l'opera al batterista Grim (Erik Brødreskift), morto suicida dopo un overdose di droghe. Con questo album, i Gorgoroth sperimentano nuove sonorità come industrial e ambient e presentano alcune parti con il cantato pulito, ma la base è sempre puro black metal norvegese. La produzione è brutale come sempre ma, rispetto al passato, è più variegata e coinvolgente. L'omonima traccia apre le danze (o forse meglio dire il massacro) con una autentica sfuriata sonora ma, quasi a metà brano, si avvertono dei vagiti elettronici che, sicuramente, hanno fatto storcere il naso a non pochi fans degli esordi. Altri pezzi da menzionare sono "A world to win", un connubio di black, elettronica e melodia; "Unchain my Heart!!!" rimembra le sonorità thrash degli Slayer, ma in maniera più incazzata. "When love Rages wild in my heart" è il pezzo più oscuro del disco, ove Gaahl esibisce una voce cupa e sinistra.

Per me il disco più maturo della band (non il più bello, il più maturo), che esce dai soliti stilemi black metal.

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