Chi non avesse idea di chi sono i Gorguts può farsene un’idea leggendo le altre recensioni (sempre su questo sito) di “Considered Dead” e di “The Erosion Of Sanity”.

Per quanto riguarda “Obscura”, non si può più parlare in senso stretto di Brutal Death metal perché le influenze di altri generi sono “tante e tali” da buttare nel ripostiglio le etichette: uscito nel 1998, ovvero dopo cinque anni dal precedente lavoro, ha gettato le basi della nuova strada intrapresa da molti gruppi Brutal sul finire degli anni ’90 e tutt’ora continuata. Non posso non fare il paragone con il successivo “… And Then You’ll Beg” dei Cryptopsy che risulta senza ombra di dubbio figlio di questo cd e che mi appresterò a recensire. Mi è bastato l’ascolto delle prime tre canzoni per capire che ero di fronte ad un album assolutamente fuori da ogni stilema e da ogni convenzione: sinceramente non sono rimasto molto colpito dai ritmi (seppure siano complessi e parecchio innovativi), ma dai suoni di chitarra assolutamente inconcepibili dalla mente umana. Riff assolutamente zoppi e graffianti si accompagnano ad un drumming estremo, preciso e mai noioso mentre il cantante-chitarrista dà l’ennesima prova di essere uno strumentista talentuoso nonché un buon growler. Il suo stile vocale non è affatto cambiato dal lavoro precedente e si mantiene su timbri mai troppo bassi e per nulla gorgoglianti. Non fosse per le tonalità particolarmente lugubri e per l’assenza di inserti Jazz-Fusion, questo disco potrebbe classificarsi come Mathcore. Ma come da sopra, le note suonate (per quanto disarmoniche) producono “melodie” molto cupe. I chitarristi usano una distorsione dal suono particolarmente metallico e rugginoso che rende la materia del disco molto più frastornante e martellante: nonostante sia strano che in un disco di questo genere non sia la batteria a condurre i giochi, senza dubbio in “Obscura” ha un ruolo abbastanza marginale. Non le ritmiche, ma i suoni sono usati da Luc Lemay e compagni per stordire l’ascoltatore in una inondazione di ragionato rumore: inutile specificare quale abilità tecnica esagerata ci voglia per eseguire pezzi come i dodici contenuti nell’ album. I Gorguts infatti avevano già dato prova nel precedente “The Erosion Of Sanity”, di una perizia che li colloca nell’Olimpo del metal estremo e quindi mi basterà dire che in “Obscura” sono ancora migliorati.

Ma se la mia recensione finisse qui trascurerei dei particolari fondamentali: il vortice di follia creata dai quattro non è fatto solo di chitarre frenetiche e ritmi forsennati: la cosa che più stupisce è l’articolazione dei pezzi dove parti fondamentali hanno la voce e accostamenti arditi (come l’inserimento di un pezzo eseguito con la viola in “Earthly Love”). Il lavoro è cesellato, le note sono poste una vicina all’altra per creare cigolii e sensazioni sgradevoli che ottundono i sensi dell’ ascoltatore. L’ascolto è difficile e poco fluente anche a causa di un processo di mixaggio tutt’altro che cristallino. Tuttavia il lavoro non è monolitico, ogni canzone ha le sue particolarità e non si confonde con le altre: la noia è bandita da “Obscura” che in compenso provoca, ad ascolto terminato, un senso di stanchezza fisica ed emotiva non indifferente. Tante le emozioni che suscita cotanto disco, e ben poche quelle positive: criticabili i testi che indugiano sul gusto per la saggezza orientale e che non esprimono coerentemente la forza delle sensazioni innescate dalla musica.

Un disco apicale ed estenuante, caldamente consigliato ai vogliosi di sonorità particolari e inconsuete, ma sconsigliatissimo agli stomaci deboli o ai puristi del genere: “Obscura” può piacere solo agli amanti della musica allucinata e confusa ma, nonostante il sound sia tutto fuorché leggero, non è affatto detto che un cd di questo tipo piaccia a chi ricerca musica esclusivamente violenta. Ottimo, faticoso ed inaudito.

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