Nel 1999 i Gov't Mule, una delle più famose jam southern rock band statunitense (vedi biografia del gruppo sul blog) pubblica uno dei live più belli ed emozionanti della storia della musica.

Un doppio disco straordinario che raccoglie al suo interno jam sessions storiche, improvvisazioni chilometriche e un melting pot di generi musicali che spazia dal southern rock, al jazz passando per il blues e il jam rock.

Una testimonianza del grande amore per la musica e della versalità del trio che senza problemi spazia da un genere all'altro con risultati semplicemente fantastici. Registrato la sera del 31 dicembre 1998 al Roxy di Atlanta il live ci mostra la potenza e la grande perizia tecnica del gruppo all'indomani della pubblicazione dell'acclamato "Dose" (il loro miglior album in studio a parere di scrive). Due dischi che trasudano emozioni, sudore e tanta tanta voglia di suonare. Come già si evince dal titolo, il gruppo viene raggiunto sul palco da musicisti ai quali li lega un profondo amore per la musica. L'apertura del disco è tutta però per i Muli che in trio ci regalano una "Thorazine Shuffle" straordinaria (era già stupenda su disco ma dal vivo, così come tutti i pezzi del gruppo, assume un pathos e un'energia formidabili). Gran bel giro di basso, Warren che cesella tutto con la chitarra e con una prestazione da brividi e Matt che con un ostinato tremendo regala finezze alla batteria (sentitevi l'assolo finale basato tutto sul campanaccio e la presentazione del drummer da parte di Warren). Miglior inizio non poteva davvero esserci.

A questa prima gemma segue "Dolphineus" (uno dei pezzi più belli tratti dall'omonimo album del 1995) qui in versione ridotta però. Infatti la canzone sfuma e Warren inizia il conto alla rovescia (si era avvicinata la mezzanotte) fino ad augurare a tutto il pubblico buon anno!!!! (Avrei voluto tanto esserci a quel concerto). E quale modo migliore di iniziare l'anno se non intonando "War pigs" dei seminali Black Sabbath. Grandissima versione con un Warren che canta trasportato e sfodera un assolo davvero splendido. Così come Allen che con il suo basso è davvero una forza della natura. Dopodichè sale sul palco il primo ospite: Marc Ford. Straordinario chitarrista solista in forza al tempo nei 'Black Crowes' (e anche oggi fortunatamente!) jamma alla grande con il gruppo su un pezzo bellissimo degli Humble Pie "30 days in the hole" dotato di un riff micidiale.
Warren decide di riproporre poi una cover già contenuta nel primo album della band e cioè "Mr Big" dei 'Free' e anche in questo caso è tutta un'altra canzone rispetto alla versione in studio. Altra canzone, altro ospite; ora è la volta di Chuck Leavell, pianista dotato di una classe sopraffina (già con 'Allman Brothers Band' e ospite nel primo disco dei 'Black Crowes'). E con un simile personaggio non poteva che esserci un bel bluesaccio. Warren scava dentro di sè e dal profondo della sua anima esce la sua essenza di bluesman. La canzone è "Look on younder wall" vecchio blues di Elmore James e territorio fertile per le improvvisazioni del gruppo coadiuvato da Chuck. E lasciatemi dire che Warren è un vero e proprio bluesman.

Salgono sul palco altri due ospiti illustri; Dereck Trucks chitarrista slide (ora negli Allman assieme al buon Warren e nella Derek Trucks Band) e l'organista Bernie Worrell. Il piano e l'hammond si amalgamano nell'intro della canzone simbolo di Warren quella "Soulshine" che ad ogni ascolto non può che far cadere una lacrima vista l'intesità e il pathos con i quali viene suonata. Il primo cd si chiude con la canzone manifesto dei Muli: "Mule" caratterizzata ancora dalla presenza di Bernie Worrell all'organo. Se il primo cd conteneva anch'esso improvvisazioni e jam chilometriche il secondo dischetto live può essere considerato un vero e proprio trip musicale. Southern rock, Psichedelia, Blues e jazz si amalgamano fino a creare un sound unico dotato di una potenza e di un'intensità senza eguali.
Apertura con "Sad deep as you" una stupenda canzone scritta da Dave Mason il chitarrista dei 'Traffic' e qui riproposta in una versione mozzafiato dai nostri eroi. Giocando tutto sulle dinamiche (il pezzo parte piano per poi alzarsi di dinamica in seguito) i Muli riescono a creare una sorta di trip musicale all'ascoltatore, qualità che diventerà il loro marchio di fabbrica. Aiutano i nostri nell'occasione Randal Bramblett al sax (con degli assoli mozzafiato) e Chuck Leavell all'organo hammond. Stupefacente anche la canzone seguente "Devil likes it slow", signature song di Warren che parte furiosa e veloce per poi rallentare in blues e ritornare in seguito di nuovo una lunga cavalcata. (Degna di nota la prova alla chitarra di Jimmy Herring).

Giunge poi il momento della vera perla della serata, Warren attacca un intro con la chitarra e subito il pubblico intuisce la canzone. Si tratta di una delle più belle e intense canzoni mai scritte da Neil Young: "Cortez the killer" (contenuta nell'album Zuma dell'artista canadese e dotata di un testo esplosivo che denuncia le angherie perpetrate dai conquistadores spagnoli nei confronti degli Aztechi). I Muli fanno loro questo brano rendendolo ancora più bello di quello originale, sia per quanto riguarda la parte strumentale che per il pathos prodotto dallo stesso. Stupefacenti. Chiusura con un'altra chicca e cioè "Afro Blue" di John Coltrane, per 29 minuti di pura e vera improvvisazione jazzistica. Con il supporto di Yonrico Scott alle percussioni, Bernie Worrell all'Hammond, Randal Bramblett al sax e di Dereck Trucks e Jimmy Herring alle chitarre i nostri si inoltrano nei territori propri del jazz riscrivendoli a modo loro e fornendo una prestazione davvero da favola.

In conclusione grande concerto, grande prestazione dei Muli per quello che a mio parere è uno dei più bei live album della storia della musica. Un viaggio all'interno di ogni più oscuro e segreto meandro della musica fatto con il cuore e la passione da parte dei nostri eroi.

Indispensabile in ogni collezione di dischi che si rispetti !!!!!!!

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