Senza dubbio la scoperta più bella di quest'anno è Grace Bowers... trovata per caso su Spotify con il suo primo singolo "Tell me why you do that" e subito spiazzato dal fatto che avesse 17 anni.

Ebbene si, nella sua "Biografia" dice di odiare il fatto di essere etichettata come una 17enne che suona bene la chitarra, ma di fatto lo è, e anzi, non suona solo la chitarra, è un vero e proprio prodigio.

Ma facciamo ordine: Grace è una ragazza (per l'appunto, di 17 anni) che inizia a suonare la chitarra su reddit, in live, e viene subito notata nonostante la giovanissima età (mi pare 14 anni allora). Col tempo cresce sui social grazie ai video dei suoi assoli fino ad avere l'opportunità di suonare in TV, sbalordendo tutti per via della sua età, ma soprattutto della sua bravura.

Ma è davvero così fenomenale alla chitarra?

Se vogliamo fermarci ai dati oggettivi, è sostenuta ufficialmente dalla Gibson (e già dovrebbe bastare), altrimenti basta ascoltare l'Album... e ci arriviamo...

Perché di Album di grandi chitarristi ne abbiamo visti nella storia, Clapton e Hendrix tra i tanti, ma se non sei uno di loro due, un album di sola chitarra può risultare ridondante.

Grace perciò ha una band, i "The hodge podge" (che è lungo da scrivere e perciò citerò sempre solo Grace).

Insieme formano un complesso abbastanza retrò, fedele al groove funk, al jazz, blues e soprattutto swing. I brani di "Wine on venus" infatti sono sostanzialmente semplici brani swing e groove, come molti se ne sentono soprattutto in America, ma hanno Grace e la sua chitarra, non a fare da contorno, ma ad essere assoluta protagonista.

Effettivamente ogni brano che ascolti ti godi le good vibes della così detta "gioiosa musica nera", ma non fai nient'altro (o almeno io) che aspettare, in realtà, che quel prodigio dai lunghi riccioli d'oro zittisca tutti e posi con leggiadria le dita sulla tastiera della sua Gibson.

Un buon album comunque lo riconosci anche dai dettagli, come il passaggio dal brano di apertura "Won no teg" al secondo, "Get on now". Sicuro questa cosa avrà un termine tecnico che io non conosco, il fatto che due brani divisi siano in realtà un unico brano che si articola in due tracce, come negli album live per intenderci. È una caratteristica che mi piace sempre molto e che mi da l'idea di un prodotto di ottima qualità e ricercatezza.

(Won not teg è get on now al contrario... ci ho messo un bel po' a notarlo).

Arriviamo finalmente al tema caldo... la chitarra:

Ogni brano ha un assolo e sono tutti di ottima fattura, davvero belli e di livello alto. Grace suona la sua Gibson sia con pulizia ma anche sporcando molto il suono, che personalmente è ciò che preferisco.

"Get on Now" la presenta in modo sublime con una grande prestazione, ma il meglio arriva nella traccia successiva: "Tell me why u do that" (che tra l'altro è stato il primo brano pubblicato singolarmente, il brano che me l'ha fatta conoscere).

Se Ritchie Blackmore sentirà mai questo assolo dirà due cose:

1) oddio ma sono io

2) che figata (con qualche parolaccia in più ma dettagli trascurabili).

Qui davvero mi ha ricordato i deep purple di Made in Japan (mio album del cuore), sia per la melodia alla "Smoke on the water" (Non nella famosissima melodia principale ma nella parte finale), sia per il dialogo tra le due chitarre che possiamo trovare nello stesso brano dei Deep Purple e di Grace. Personalmente mi viene la pelle d'oca sentendolo.

Nella parte centrale dell'album troviamo anche brani più pop e radiofonici, sintomo anche dell'intelligenza artistica del gruppo, che per farsi conoscere non può puntare solo su una fanbase groove funk.

Tra questi "Holdin on to something" e "Lucy", a mio parere brano migliore dell'opera nel suo complesso.

È una ballad country molto piacevole e leggera che pecca nell'assolo, ma è il giusto compromesso.

La parte centrale sfocia in un ritorno alle origini per chiudere con la title track, "Wine on venus" che non mi entusiasma molto, nonostante la storia carina che si nasconde dietro: la nonna centenaria di Grace diceva sempre che alla sua morte l'avrebbero trovata a bere vino su venere, e quando è venuta a mancare è stata scritta per lei questa canzone... doveva essere un bel tipo la nonna.

In conclusione, "Wine on venus" è un album che scende giù dritto dritto, scorrevole e piacevole, di netto taglio strumentale per chitarra ma che strizza l'occhio ad una platea un po più ampia. Nulla di eclatante (tranne "Tell me why u you do that").

Non dimentichiamo che è un album di debutto assoluto di una giovanissima artista.

Penso che ci divertiremo molto in futuro e quando sarà nella classifica dei top 100 chitarristi di sempre di "Rolling stone" diremo che c'eravamo sin dall'inizio.

Carico i commenti... con calma