...Sembra che si sia appena svegliato, Graham, nell'introduzione ad "Empty word", brano iniziale, ma ecco che di colpo si viene trasportati in una selva intricata di riff, assoli distorti, cambi di tempo. E' l'ingresso, ubriaco, arrabbiato, maestoso, ad un disco in cui malinconia ("All has gone", "Bonfires"), rabbia devastante ("Burn it down", la stessa "Empty word"), estasi alcolica ("Hurt prone", "You never will be", "I'm going away"), quadretti folkrock deviati ("Tired", "Thank god for the rain", "Too uptight"), psichedelia ("Big bird", la desolata e splendida "A place for grief", un tunnel che ti accompagna in un'altra dimensione, brano conclusivo di un'intensità enorme) si mescolano per creare quello che è lo specchio dell'anima del chitarrista inglese (per quanto mi riguarda il migliore chitarrista degli ultimi vent'anni, nonchè mio chitarrista preferito, lo ammetto).

Ispirato, asciutto, diretto, senza filtri: le emozioni che permeano ognuna delle canzoni del disco ti arrivano addosso come un fiume in piena.

Lasciatevi inondare 

Carico i commenti... con calma