Ancora un'altra uscita spettacolare sotto Aurora Borealis, simpatica etichetta inglese, che, dopo Crebain (putrido US BM), Fungal Hex (side project visual di Stephen O'malley) e WolfMangler (doom-death svedese), da alle stampe questo sincero e sorprendente lavoro dei Grails, limitato a sole 500 copie su vinile (splendido) giallo fuorescente!
Dopo le prove di forze sotto Neurot (Burden of Hope, Redlihgts), che li ha a loro modo esposti al pubblico del sottobosco indie come ennesima band "troppo Slint, troppo folk..." senza poi vedere sminuire nulla delle loro capacità compositive, ecco che i Grails decidono di virare rotta: la placidità soave di certe loro precedenti soluzioni lascia qui spazio a strutture ritmiche poderose, con muraglie di suono aureo che si infrangono aggraziatamente sulle pareti dei nostri timpani, o a rallentamenti inquietanti destati da stacchi di matrice quasi jazz. Anche perchè, a differenza del passato, non c'è qui traccia del violino di Timothy, che ha tristemente abbandonato la band...
Poco male , visto che il suono del gruppo, a mio parere, si è irrobustito, e si è finalmente slegato da quei pregiudizi di cui veniva fatto troppo spesso oggetto. 4 pezzi in cui chiaro e scuro si fondono alla perfezione, come il contrasto fra il disco e la copertina. Mi direte 4 soltanto ? E in vinile per giunta?! Ne vale la pena, accattatevelo se ne restano in giro delle copie... ah, a proposito... questa è la seconda parte (BTP II)...
La prima deve ancora uscire, sempre in 12", sotto Robotic Empire, ma chissà quando... figo... esce prima la seconda della prima... mah
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