In fin dei conti è normale aver nostalgia del passato, di ciò che per il trascorrere del tempo non può essere uguale al presente. Un po' in tutti i campi è così: la nostalgia del calcio come sport nobile ormai andato, la nostalgia dei tempi perduti, quando c'era lavoro e dignità politica, ma anche nostalgia della musica di una volta, che confrontata con quella odierna appare più "vera", genuina.

Ogni tanto ho la necessità di sentirmi nostalgico: torno indietro al rock e al metal degli anni '70 e '80, riassaporando quelle sonorità e quel "sudore" musicale che ormai sembra sempre più raro. Eppure questa volta ho deciso di evitare i soliti Iron Maiden, Black sabbath, Judas Priest, Deep Purple e Led Zeppelin. Cercavo qualcosa di maggiormente heavy ma che suonasse esattamente come i gruppi prima citati. La scelta è ricaduta su una delle realtà musicali più interessanti della Svezia degli ultimi 10 anni. Un nome come Grand Magus potrebbe spaventare molti: anche io mi aspettavo orchestra "a pioggia" in stile Rhapsody, così come avevo titubanze sulla batteria (con relative eliche) simil Helloween e Gamma Ray. Per fortuna in Iron Will non c'è niente di tutto ciò.

Tre sono i membri che compongono la compagine: la voce è quella di "JB" già singer degli Spiritual Beggars, quì impegnato anche alla chitarra. Basso e batteria sono rispettivamente affidati a "Fox" e "Seb". Il nome scelto per la band, così come la copertina ci danno un indirizzo della musica che i tre musicisti propongono: un heavy metal roccioso e privo di fronzoli, con qualche finestra sul doom epico dei connazionali Candlemass.

Ecco quindi che si ritorna a respirare l'aria di una volta con la breve apertura acustica di "Like the oar strikes the water", prima che giunga pesante ed irrimediabile una caduta massi di riff in pieno stile eighties. Niente di meglio per partorire heavy metal nella sua forma più pura. "Fear is the key" è il secondo esempio del cd: da notare l'ugola potente e adattissima al genere di JB (Janne Christoffersson). Non c'è più spazio per lo stone rock che faceva capolino nei primi lavori: i Grand Magus affermano con "Iron will" il loro "nuovo corso" sposando una linea musicale maggiormente tendente all'heavy. La titletrack è il manifesto assoluto di questa nuova "filosofia": un ritmo e dei riff provenienti direttamente dagli albori del genere, tutto condito con una potenza e un'atmosfera generale che rimanda ai grandi miti della Scandinavia, quasi a voler richiamare sull'altare un viking metal del tutto personale e anomalo. Allo stesso modo delle precedenti "Silver into steel" conferma questo odore antico della musica targata Grand Magus: ciò è reso possibile anche grazie ad una produzione sapientemente bilanciata tra la pulizia dei suoni e allo stesso tempo un tocco grezzo che ne esalta le cesellature.

Non esente da difetti (in particolare una longevità scarsina), il quarto disco dei Grand Magus, pubblicato nel 2008 dalla Rise Above, non fa altro che confermare la bontà di una proposta che prende a piene mani dalla semplicità di una volta. La band non eguaglia i fasti dell'omonimo debutto che li aveva lanciati nel 2001, ma con "Iron will" sottolinea di nuovo la propria presenza sull'altare dell'heavy metal europeo.

Una gran bella sorpresa.

1. "Like The Oar Strikes The Water" (3:13)
2. "Fear Is The Key" (3:31)
3. "Hovding" (0:39)
4. "Iron Will" (5:01)
5. "Silver Into Steel" (4:15)
6. "The Shadow Knows" (5:35)
7. "Self Deceiver" (4:49)
8. "Beyond Good And Evil" (5:14)
9. "I Am The North" (9:01)

Elenco tracce e video

01   Like the Oar Strikes the Water (03:13)

02   Fear Is the Key (03:31)

03   Hövding (00:39)

04   Iron Will (05:01)

05   Silver Into Steel (04:15)

06   The Shadow Knows (05:35)

07   Self Deceiver (04:49)

08   Beyond Good and Evil (05:15)

09   I Am the North (09:01)

10   Mountain of Power ()

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