"Una band senza talento può facilmente divertire gli idioti con uno stupido spettacolo di burattini".

Così si presentano i Green Jelly nel loro album d'esordio, e non c'è altra frase che li possa rappresentare nel miglior modo possibile.

Gente priva di talento che ha attraversato gli anni novanta portandosi dietro un carrozzone di personaggi esagerati di cartapesta, numerosi falli giganti e tanto rumore fatto di heavy metal, trash e alternative rock.

Talmente esagerati e cafoni da risultare alla fine simpatici come e forse più dei loro epigoni Gwar, e capaci di piazzare anche un singolo di successo con un video in stop-motion dissacrante come "Three Little Pigs", all'epoca in forte rotazione anche dalle nostre parti.

Capaci di citare, coverizzare e fin anche plagiare Sex Pistols, Metallica, Motorhead, Ministry e Danzig (a volte all'interno di una stessa traccia), piazzano qui i colpi migliori nel già citato singolo, come nella "gasante" "Electric Harley House (Of Love)" (con intero assolo di "Enter Sandman" incorporato) e nella spiazzante "Trippin' On XTC", sorta di esperimento funky-rap acido (ciò che i Red Hot Chili Peppers si vergognerebbero di pubblicare) con stacco oscuro e stentoreo dove sembra sentire il buon vecchio zio Danzig dire "si Gesù Cristo...si è carino".

E se tutto questo teatrino non bastasse a qualcuno di voi potete sempre rifugiarvi nel nono brano, "House Me Teenage Rave", e godervi una fellatio/orgia/tortura sadomaso che sinceramente conduce a una parte dell'album facilmente dimenticabile.

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