Esistono personalità, non persone, che sconvolgono la storia in un modo tale che anche la nostra amata e decantata arte, i più illustri artisti e le opere più maestose, cedono il passo e si fanno da parte. Si rintanano in un angolo e guardano, con riverenza ed ammirazione, auspicano l'ispirazione che la figura può portare loro in dote e tacciono. D'altronde, ciò che ispira il mondo, creando un alone di mistero e fascino inafferrabile non è forse rappresentazione vivente del fatto artistico?

Così, ti capita per caso, mentre ciondoli in un mercatino da" Dammi venti euro ti regalo dieci chili di libri" di trovare la biografia di quello che, dati alla mano è uno dei primi tre personaggi della storia per fama e popolarità: il signore che ammirate in copertina. Inutile dire che mi ci sono fiondato, sentendomi fortunato e grato dell'indifferenza generale verso questo mattone(di 530 pagine,note bibliografiche escluse) messo in bella mostra, rispetto al resto.

Dici: "Biografia di Napoleone".

Pensi:"Libro bello,figo,stupendo a prescindere"

Se amate la storia, quanto la amo io, se le biografie e le autobiografie sono pane per i vostri denti, questo è il libro che fa per voi. Se avete uno spirito critico sempre attivo, tanto è feroce nella ricerca della vostra verità, questo libro non dovete assolutamente comprarlo.

Guido Derosa, allievo di Spadolini, quel che non si dice un irreprensibile, si cimenta nel tentativo di commentare nella maniera più lineare ed interessante la vita di Napoleone. Il risultato è riuscito soltanto a metà. La facilità con cui un libro che abbia Bonaparte in copertina si prenda un sei in pagella è imbarazzante, tanto è l'interesse che suscita il personaggio nella mente di chi legge. Sarà un caso che Napoleone sia uno dei personaggi più celebri e(parafrasando il libro) quello con più biografie(superando Cristo e Cesare) a lui dedicate? Ed infatti, è un piacere passare dall'infanzia in Corsica, dura e spigolosa, piena di fermento, con la guida dell'aquila madre Letizia Ramolino alla primissima adolescenza. Il futuro imperatore dimostra nel fitto numero di aneddoti che si affacciano man mano, una precocità di spirito guerriero, capacità e volontà di riuscire,si giunge poi all'entrata nelle migliori e prestigiose scuole militari. Si corre che è un piacere tra queste fitte pagine, ci si divora il tutto, arrivando nel vivo dell'azione, quasi senza accorgesene.

Il tempo di una luna e Napoleone è già pronto, a dar battaglia nel leggendario assedio di Tolone. Capitan "cannone" verrà ribattezzato dai suoi, questo genio della mitraglia e delle batterie. Il suo coraggio è implacabile. Ma non è tutto oro ciò che luccica. Non basta un soggetto del genere per fare di un libro un successo o semplicemente qualcosa di davvero valido. Gerosa inizia a descrivere le varie battaglie che si susseguiranno con dovizia di particolari ma dimenticando, chissà perchè, chissa percome, di fornirci uno straccio di mappa, di cartina; costringe chi legge a dannarsi l'anima per immaginare l'inimmaginabile: la realtà dei posti e dei luoghi, le manovre chirurgiche orchestrate dall'esercito francese prima e dalla grande armata poi.

A questo limite, non da poco, va a sommarsi un atteggiamento narrativamente arraffone, dove, per volontà di riempire gli inevitabili spazi vuoti che una preparazione a metà sull'argomento pone, si ripetono concetti o anche intere citazioni di paragrafi precedenti, il tutto per guadagnare spazio. E che questa postilla sia molto più che un vago presagio lo conferma la struttura asimmetrica, disarmoniosa dell'opera stessa che passa da incredibili lungaggini, specie nelle parti iniziali della vita del francese(incredibile la disgressione sulla campagna d'Egitto, quasi cento pagine) a striminzire alcuni dei momenti più salienti e celebri dell'epopea napoleonica. La battaglia di Jena, Wagram, l'ascesa al trono di Maria Luisa d'Asburgo Lorena sono silurate entro uno spazio uguale o minore delle primissime fasi dell'ascesa.

Per fortuna l'ultimo atto della disfatta ha una vasta letteratura a suo carico, ed abbiamo una descrizione degli avvenimenti tutto sommato buona,almeno in principio con la campagna di Russia che gioca il ruolo del leone. Tutto il resto, cento giorni,Waterloo e Sant'Elena, sembrano poca cosa basandosi sull'autore, che evidentemente avaro d'informazioni, cerca di chiudere alla meglio una seconda parte del volume piena di punti deboli.

In nostro soccorso arriva per fortuna lo stesso Napoleone, con le sue citazioni, i suoi piani, aneddoti interessanti e curiosi. Un fascino incredibile che denota grandezza in toto, nel genio e nella follia. Più di un dubbio si pone sulla sua salute mentale,sulla possibilità che fosse o meno bipolare ma nessun dubbio sulla sua importanza prima di tutto iconografica. Lo stesso Guido Gerosa prova in un capitolino finale senza pretese(e senza mestiere) di saggiare l'effettiva importanza napoleonica, riconsegnandoci la solita e manzoniana questione:"Fù vera gloria?" ed una risposta non voluta ma servita sui titoli di coda:"Si, fu vera gloria".

Si, fu vera gloria, perchè i fatti son fatti, ed aldilà della vuota retorica, l'interesse verso il totem Napoleone e la sua gloria è irresistibile, infatti ci si chiede:"Non sarà il caso di leggere un'altra biografia?"

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