Già nel 1999 circolava il nome del famigerato del nuovo cd dei Guns N' Roses, 'Chinese Democracy'. In quell'anno, la Geffen Records, per colmare un silenzio durato quasi sei anni, decise di pubblicare una raccolta dei più grandi brani dei Guns N' Roses tratti da esibizioni dal vivo, il "Live Era '87-'93". Commenterò per ora solo il primo dei due cd, altrimenti ci vorrebbe troppo tempo e spazio.
Il cd si apre con il cavernoso grido dello speaker "GUNS N' ROSES!!!", e il suono di una locomotiva in partenza che precede l'esplosione di "Nightrain". Suonata veramente bene e poi è divertente notare le ovvie variazioni di testi, assoli (peraltro suonati benissimo da Slash, quasi da studio) dovute alla presenza scenica. La versione live di questa canzone è più potente di quella di studio. Ottima per iniziare. Poi sopraggiunge "Mr. Browstone", più lenta che da "Appetite" e poi, a volte, la voce di Axl cala e si fa sovrastare dagli strumenti. Grandissimo Slash. Più deludente rispetto alla prima. Il tutto si risolleva alla track no. 3, "It's so easy", leggermente lenta ma molto energica ed espressiva. Slash non fa un assolo in questa canzone che sia uguale ad "Appetite", il che rende devastante la canzone anche grazie ad un grande Axl e ad un cattivo mixaggio del basso di Duff, che causa un effetto molto duro. Gran bella prova live.
Il grido di Axl che precede "Welcome to the jungle" è la cosa più bella del cd. La canzone è cantata non molto bene da Axl (troppo rauca), ma c'è una quantità di rabbia notevole che contribuisce ad infuocare l'atmosfera. Alla fine Steven accelera troppo. Alla track no. 5, si sente la voce di Izzy che intona la sua “Dust n’ bones”. Penso sia leggermente più espressiva che della versione studio. Grande Duff, presente ovunque col suo Jazz bass Fender. Si sente che comunque Izzy non è un cantante, anche se se la cava. Slash non eccezionale.
Segue “My Michelle”: potentissima anche grazie ad una grande prova di Axl, veramente incazzato. Tecnicamente è eseguita molto bene. Forse un po’ lenta nella parte punk. Slash ed Izzy potrebbero suonare anche bendati ma si troverebbero ugualmente alla grande. Poi abbiamo una versione inedita di “You’re crazy” (la terza!), una via di mezzo tra quella che ascoltiamo in “Lies”, lenta e acustica, e quella di “Appetite”, velocissima e quasi punk. Qui è lenta ma molto potente anche grazie alla egregia presenza della batteria; abbiamo la distorsione delle chitarre. Izzy la rende quasi country mescolata all’assolo totalmente blues di Slash. Avrei visto questa versione al posto di quella in “Appetite”, molto veloce ma meno espressiva di questa live.
Poi, da “G N’ R Lies”, con tanto di presentazione di Axl, segue “Used to love her”. Anche questa in una nuova veste. L’originale era totalmente country, acustica. Questa versione live, presenta un intro alla Aerosmith (“Mama kin”) e continua spedita e tranquilla, nonostante la distorsione, come una ballata country. Alla fine una bella canzoncina, simpatica e suonata molto bene da Slash. La terzultima del cd è “Patience”. Famosa per non essere mai venuta molto bene dal vivo, qui è suonata acustica, lunghetta e disturbata dal coro del pubblico (Axl non si sente quasi… ). Da padrone la fa Slash, con un prolungato assolo molto romantico e malinconico. Alla fine interviene la batteria, il basso e la voce rauca di Axl che finalmente si sente.
Alla no. 11 ascolto una canzone sconosciuta, mai uscita in nessun album: “It’s alright”. Suonata completamente al piano da Axl, è molto romantica. Si può vedere una delle rare volte in cui Axl sveste i panni del violento per diventare un romantico cantautore. Una piccola perla. All’ultima traccia abbiamo “November rain”. Preceduta da un inedito intro di Dizzy al piano che fa presagire una brano lirico piuttosto che una ballata. Un po’ inopportuno. Per il resto suonata praticamente identica alla versione originale. Penso che Axl abbia avuto qualche problema di voce, che è un po’ soffocata e sforzata. Continua lenta e senza variazioni fino al finale epico in cui Slash apporta qualche variazione ed è semplicemente perfetto, devastante e precisissimo. Sembra in alcuni punti lo stile “robotico” di Buckethead, il chitarrista col cestino sulla testa.
Comunque l’album è una bella trovata della Geffen per vendere un po’, anche perché l’abilità dei Guns N’ Roses dal vivo era risaputa. E’ però interessante ascoltare i brani dei Guns dal vivo con molte innovazioni e mutamenti quasi mai inopportuni. Infine vorrei aggiungere che una raccolta del genere è sicuramente migliore del “Greatest Hits” del 2004, nel quale furono inserite canzoni a discapito di altre sicuramente migliori.
Ho concluso ma vorrei dire un’ ultima cosa: nelle mie precedenti recensioni ho subito commenti duri molte volte non riferiti alla recensione ma alla persona. Chiedo solo una cosa. Limitatevi a commentare la recensione perché non è bello subire affronti e offese di ogni tipo solo perché ti piacciono i Guns N’ Roses.
Grazie.
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