Qui GVS si cimenta per la seconda volta (la prima non è andata a buon fine, il suo autobiografico “Alice a Hollywood” del ’81 è rimasto incompiuto, s’è fermato a 40 minuti) e con una pellicola in bianco e nero, vista la scarsità dovuta al budget di soli 25.000 $ che riuscì a risparmiare lavorando come designer nei due anni precedenti.

La trama coinvolge tre ragazzi: Johnny e Roberto, due giovani messicani clandestini che vivono di espedienti, e Walt un americano che loro chiamano “Frocio”, proprietario di un piccolo drugstore frequentato perlopiù da dei barboni, e alcuni alcolizzati che vanno lì a rifornirsi di birre, sigarette ecc. ed è tratta dall’omonimo lavoro di Walt Curtis del ‘77, autore molto vicino alla Beat Generation.

Walt ha una cotta per Johnny, che dichiara d’aver 18 anni ma sicuramente è ancora minorenne, e cerca in tutti i modi di scoparselo e qui mi fermo.

Il film viene definito un road movie in stile Sulla Strada” di Jack Kerouac e viene recitato da Walt sulla falsa riga di una specie di diario, dove i personaggi vivono in una perenne atmosfera inconcludente e risponde a quello che poi verrà chiamato come “Cinema Queer”, non lascia molto spazio ne all’ottimismo ne ad un qualsivoglia costruttivo futuro, è imperniato in uno sconsolato presente auto distruttivo che non porta da nessuna parte ma tant’è.

PS mi son accorto adesso in fase di invio che esiste già una recensione del 2008 su questo film, e vabbè ormai questa l’ho scritta, poi mi leggerò l’altra…

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