Harriette “Hatchie” Pilbeam è una emoji vivente, il cuoricino rosso che si moltiplica magicamente e svolazza per l’etere; ma pure quello infranto.

Perché l’amore è una cosa meravigliosa, questo è assodato da tempo.

Ma l’amore è anche un percorso, e questo l’ho appreso da quando ho cominciato a seguire certe trasmissioni filosofeggianti che passano in tv.

Come ogni percorso, pure quello amoroso è talvolta accidentato.

Hatchie, dall’alto dei suoi (quasi) 26 anni, lo sa bene e sostiene seria seria che nel suo primo disco ha voluto riversare le sensazioni provate la prima volta che si innamorò; e però non è così semplice, non è possibile ridurre tutto al fatto che si ama oppure no, non solo c’è una terza via ma ce ne sono alcune centinaia.

Queste cento e passa alternative Hatchie le riassume in 5 canzoni scritte e sparse negli ultimi anni, tra il 2015 e il 2018 pressappoco; e poi, come si faceva tanti anni fa, quando gli album erano più che altro raccolte di singoli di successo, quelle canzoni Hatchie le riunisce in un solo disco ed è così che qualche mese fa viene fuori «Sugar & Spice».

Ora, c’è chi come Stephin Merritt aka Magnetic Fields all’amore ha dedicato un magnum opus fatto di 69 canzoni, frammenti di un discorso amoroso musicale che ha come termine di paragone i frammenti letterari di Roland Barthes, e qualcuno ha scomodato perfino i sonetti a tema di William Shakespeare.

C’è anche chi, come Hatchie, fa le cose in maniera molto più spiccia e se la cava in 5 canzoni, parlando la lingua terra terra ed universalmente comprensibile che parliamo un po’ tutti, io mi ci metto di sicuro, più o meno quella cui ci ha abituato Federico Moccia nei suoi libri e, come se non bastassero, nei suoi film tratti dai suoi libri.

Ecco, se Federico Moccia per i suoi film, tutti indistintamente, avesse commissionato la colonna sonora ad Hatchie, quei film sarebbero risultati molto più dignitosi e avrei potuto affermare senza timori di smentite che il film in quanto tale è una cagata pazzesca ma la colonna sonora, beh, quella è notevole; e così oggi avremmo milioni di giovani muniti di marchingegni da cui fuoriescono le canzoni di Hatchie, e sarebbe davvero tutto molto bello.

Perché, e qui arrivo al punto, pure nella sua essenziale semplicità a livello testuale, le canzoni di Hatchie funzionano che sono una meraviglia, innanzitutto perché lei ha il fisico e la voce per il ruolo, e se è sufficiente l’ascolto a far risaltare il talento di questa giovanetta australiana, il consiglio è quello di dare una scorsa anche ai video che accompagnano tutti i singoli brani e far risaltare quel talento 3 volte tanto.

Poi c’è la musica, ovviamente, ed ha le forme di un pop tremendamente orecchiabile ed incisivo, con appigli a dir poco allettanti; magari qualcuno ha esagerato tirando in ballo per certi versi i Cocteau Twins ma nemmeno tanto se Robin Guthrie ha poi collaborato con Hatchie al remissaggio di alcuni suoi brani.

Sia come sia, in pratica la storia vede Hatchie o chi per lei, alle prese con i primi tormenti amorosi.

Nel senso che lei pensa di amare lui, ma mica ne è tanto sicura, e nemmeno è tanto sicura che lui la ami, anzi ha talmente tanti dubbi in testa al riguardo che si sta convincendo che forse sarebbe meglio se desse un taglio netto a questa storia e ci mettesse sopra una pietra pesante abbastanza da non poterla più rivangare. Ma non è poi tanto sicura di volerlo fare per davvero.

Allora, per convincersi una volta per tutte, la notte, prima di dormire, si augura da sola la buonanotte e i sogni d’oro, nella speranza che lui venga nei suoi sogni e le dichiari amore eterno, strappandole un sorriso, almeno durante il sonno, perché ad occhi aperti sono solo dubbi e insicurezze.

Ma poi, al risveglio, lei nemmeno realizza se ha sognato oppure no il sogno fatidico e così si abbandona ancora a tutte le sue insicurezze, ma non riesce a smettere di amare lui, anzi lo ama sempre di più ogni volta che lo vede, anche se lo zucchero non copre del tutto il retrogusto amarognolo che rimane nei suoi pensieri.

Però ci prova a vivere quella storia, ci prova ogni minuto, e prega lui di provarci insieme, glielo legge negli occhi che pure lui vuole provarci, provano a rimettere indietro il calendario ed evitare gli intralci sul loro percorso, perché l’amore è un percorso pieno di intralci, talvolta.

Ci prova, ci provano, ma mi sa che la storia finisce qua senza essere nemmeno mai iniziata, lei prende e se ne va convinta che non è colpa sua, è lui che si è comportato male e non la merita, addio. Però continua a pensarci.

Questa più o meno è la storia cantata da Hatchie: è un gran guazzabuglio sentimentale, chi assiste non ci capisce niente, però bene o male ci siam passati tutte e tutti e almeno comprendiamo.

Se son rose arrossiranno.

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