"Cantami o diva l'ira funesta dei teutonici Heaven Shall Burn..."
Questa la mia invocazione rivolta, dopo l'ascolto del precedente "Deaf To Our Prayers", agli Dei del Metalcore, i quali, non più "sordi alle nostre preghiere", hanno finalmente esaudito i nostri desideri consegnandoci questo nuovo "Iconoclast (Part 1: The final resistance)", sorta di concept album in cui viene narrata la storia degli Iconoclasti, un corpo scelto di 123 guerrieri chiamati a vendicare la morte di Dio.
Musicalmente parlando il nuovo nato si presenta come ideale crocevia tra le sonorità più melodiche di "Antigone" e l'assalto frontale del già citato "Deaf to our Prayers", confermando l'abilità del quintetto tedesco nel fondere tra di loro metal classsico (Bolt Thrower, At The Gates) e moderno (Hatebreed, Killswitch Engage) in una colata fumante di metal-core che non teme rivali, come ribadito in occasione del qui presente quinto full-lenght.
Dopo la breve e oscura intro "Awoken", è la dinamitarda (si veda anche il video in proposito) "Endzeit" ad aprire, nella migliore tradizione degli HSB, le consuete danze: in questo caso però più che di "danze" sarebbe opportuno parlare di pogo selvaggio e di massacro collettivo, dato che il wall of sound al quale si troverà di fronte l'incauto ascoltatore ha lo stesso effetto della proverbiale badilata sulle gengive...
A seguire troviamo "Like A Thousands Suns", altra killer-song da annoverare tra gli highlight del disco in cui è possibile apprezzare un riffing degno del Michael Ammott d'annata e l'ottimo lavoro svolto alle pelli e ai piatti dal drummer Matthias Voigt, vera macchina da guerra che si conferma anche in quest'occasione tra migliori batteristi della scena.
A chiudere in bellezza un trittico iniziale di quelli "da far tremar le vene e i polsi" ecco poi arrivare la marziale "Murder Of All Murderers": se nelle battute iniziali è possibile intravedere alcuni richiami allo stile industrial, nel susseguirsi del pezzo ritroviamo poi il consueto riffing serrato della premiata coppia Dietz-Weichert, che anche in quest'occasione si confermano nelle (ottime) vesti di produttori nei loro Rape Of Harmonies Studios (mixing powered by Tue Madsen).
Dopo un tris d'assi di tale levatura piazzato in apertura era quasi inevitabile aspettarsi un calo della qualità compositiva nelle restanti tracce, ed invece la band continua la sua devastante avanzata con la potenza di un panzer destinato a fare piazza pulita della concorrenza: si susseguono così in rapida successione le melodie malsane di "Forlorn Skies", le atmosfere più rarefatte e malinconiche di "A Dying Ember" e "Joel" (quest'ultima con un inedito intermezzo vagamente doom) fino ad arrivare alla in-your-face di "A Quest For Resistance".
Menzione a parte per la riuscitissima cover degli Edge Of Sanity "Black Tears" il cui riffing particolarmente catchy permette di allentare un pò la tensione (giunta nel frattempo, complici anche la durata mediamente lunga dei pezzi, in prossimità del livello di saturazione) prima della ripartenza affidata alla sofferta "The Bombs Of My Saviours", seguita da un altro pezzo ricco di pathos come "Against All Lies".
In chiusura del disco troviamo infine la sferzante e concisa "The Disease", vera e propria mazzata finale prima che l'outro "Equinox" e la strumentale "Atonement" dichiarino ufficialmente la fine delle ostilità, almeno per questo primo capitolo: per i fortunati possessori della limited edition in digibook (o forse farei meglio a dire per i pochi appassionati come il sottoscritto che ancora i dischi amano comprarli...) c'è anche la possibilità di gustarsi in aggiunta, oltre ad un arwork e libretto particolarmente curati, un DVD bonus contentente uno show al Wacken 2007.
In attesa dell'inevitabile "Part 2" non ci resta dunque che goderci l'ennesimo capolavoro degli Heaven Shall Burn, che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, il combo teutonico come uno dei i pochi "vasi di ferro" tra i tanti "vasi di coccio" della scena metalcore mitteleuropea.
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