Nemmeno in montagna sono andato oggi. Troppo importante per me avere tra le mani Live and Rare; niente e nessuno potrà portarmi via la recensione, precedermi su debaser. Da Settembre, quando è stata annunciata la data del 26 Novembre come uscita programmata del disco, è iniziato il conto alla rovescia. Ed oggi è il giorno. Un ascolto unico, prima del mezzodì, rigorosamente in cuffia per isolarmi, per venire travolto dalla potenza unica degli Helmet.

Un solo difetto, di poco conto invero: l'assenza dalla scaletta di "Unsung" il brano che dal 1992 preferisco di tutti quelli scritti da Page Hamilton. Ma non importa, ti perdono amico Page!

Due concerti equamente divisi;

7 brani registrati nel gennaio del 1990 nello storico scantinato del CBGB di New York

7 brani registrati nel gennaio del 1993 al Big Day Out di Melbourne.

Stessa speculare durata: 22 minuti e 11 secondi per entrambi i concerti.

Sono degli esordienti o quasi nella data della Grande Mela; e si sente per la miseria!! Hanno pubblicato soltanto qualche singolo e sono in procinto di immettere sul mercato quella bomba ad orologeria che è l'esordio sulla lunga distanza Strap It On.

Bazzicano nel CBGB da tempo, abitando a soli 10 minuti dal club. Registrano il set grazie all'interesse di membri dei Prong (altra band leggendaria). Davanti a non più di 30 persone; con una qualità sonora non delle migliori ma chissenefrega...

La formazione è quella originale: Hamilton e Mengede alle chitarre, Bogdan all'ultracompresso basso e Steiner alla durissima e sincopata batteria. Null'altro in aggiunta a parte la voce graffiante di Page.

Mettono in piedi un muro sonoro immenso, con le due chitarre sempre acidamente in distorsione: la sezione ritmica è tipica di un altoforno tracimante tonnellate di piombo fuso e nerissimo. Mi è sufficiente citare il trittico finale: "Repetition, Sinatra e Rumble". Dieci minuti terrificanti, che fanno male, che mettono ansia...ma quanta bellezza in queste note così oppressive; dei metronomi che scandiscono tempistiche ripetute allo sfinimento. Chitarre staccatissime, stoppate come da caratteristica principale del suono Helmet. Furia senza controllo; agitatori sonori che fanno tremare come poche altre volte la tenuta dei muri della buia cantina. Da ipnotica catarsi i due minuti finali di "Rumble" dove viaggiano come degli ossessi a velocità fotonica; si fa fatica a distinguere il suono dei singoli strumenti. Tutto è perversamente confuso...

...ma ne vengo fuori rigenerato, credetemi.

Le cose non cambiano di molto nel set australiano.

Di sicuro una qualità sonora migliore ed un pubblico "decente" a livello numerico.

Presentano il secondo lavoro Meantime (personalmente il loro capolavoro).

E qui un unica citazione: l'iniziale "Ironhead", dove tutto è più controllato, gestito al meglio. Dalla voce di Page al suono perfetto, inquadrato degli strumenti. Matematici e diretti fino al finale del brano che ti "ASFALTA" letteralmente: 60 secondi che mi mettono KOT!!

E' questo il mio disco del 2021; non ci sono rivali, non ci sono confronti.

Ad Maiora.

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