Gli ormai lontani anni '90 sono stati un formidabile ed intenso decennio, in cui l'evoluzione musicale pare aver raggiunto livelli fino a poco prima inaspettati. Innegabilmente, la passata decade, oltre al boom del Grunge e della club culture, ha visto l'incredibile e globale diffusione della cultura Hip-Hop e della sua componente musicale, il Rap appunto, trasformatosi da semplice divertissement a consapevole voce di minoranze ed emarginati, quei "vinti" che sembravano finalmente aver trovato le modalità per esprimere le proprie insoddisfazioni e denunciare soprusi ed ingiustizie ricevuti.

Passati gli anni, la musica ed il Rap hanno subito radicali cambiamenti, ma sono in molti i trentenni a provare oggi nostalgia per quelle tipiche sonorità fatte di beat potenti e campioni grezzi e coinvolgenti che, a metà anni '90, caratterizzavano la quasi totalità della produzione newyorkese e della costa Est degli USA. Gli Heltah Skeltah possono essere inseriti a pieno titolo in questo straordinario calderone: membri del mitico Boot Camp Clik, originari di Brooklyn, MC Ruck ed MC Rock (che originalità!) si sono contraddistinti fin da subito per il loro sound corposo ed efficace, pronto a ricevere consensi da ogni Hip-Hop Head che si rispetti. È il 1996 l'anno della pubblicazione del loro magnifico debutto, il bellissimo e compatto "Nocturnal", un gioiello senza tempo che ancora risplende a ben 10 anni di distanza.

L'album si struttura in 16 tracce ipnotiche e notturne (come ricorda il titolo), interamente prodotte dai Beatminerz in pieno stile underground e senza eccessivi fronzoli, in cui le infinite capacità e skillz dei due MC newyorkesi si manifestano appieno su basi dure e prive di concessioni all'easy-listening. Si parte con l'intro "Here We Come" e subito ci si imbatte in due perle come "Letha Brainz Blo", tutta bassoni ultrapompati e liriche al fulmicotone, e la magnifica "Undastand", dove le rime di Ruck e Rock si fondono alla perfezione con l'impressionante loop di vibrafono della base. Davvero notevole. Dopo l'interludio "Who Dat" e la sana autocelebrazione di "Sean Price" c'è spazio per altri due piccoli capolavori, lo street-anthem "Clans, Posses, Crews & Clicks", dall'atmosfera apocalittica, e la più morbida "Therapy", forte del magnifico ritornello cantato dalla brava vocalist Vinia Mojica. Si continua su questi toni fino alla fine, passando per il mood jazzy di "Place To Be", la magnifica introspezione di "Soldiers Gone Psyco", l'appeal stradaiolo di "Tha Square (Triple H)" con i Representativz, per poi giungere alla cupezza assoluta di "Da Wiggy" e "Leflaur Leflah Eshkoshka" (titolo da veri Ganja-Addicted, complimenti vivissimi!) e allo straniante e arcinoto singolo "Operation Lock Down" (bellissimo il video, con l'intero Boot Camp Clik travestito da tribù indiana, a metà tra il kitsch e l'esoterico).

Un album meditativo e cerebrale "Nocturnal", quindi, un lavoro superlativo che mixa perfettamente atmosfere da moderna periferia urbana e misticismo, in un coinvolgente crescendo che farà contenti tutti: fanatici dei 4/4, appassionati di Black Music e anche semplici curiosi, che potranno trovare in "Nocturnal" nuovi stimoli e attrattive per approfondire un mondo, come quello del Rap, troppe volte celato da pesanti gioielli alla 50 Cent e presunte star da MTV. Promosso a pieni voti.

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