"Concerts" è un doppio album di ben quarantuno anni fa dei geniali Henry Cow, forse purtroppo dimenticati da troppi. Uno dei volti illustri più creativi del Canterbury Sound, in quei pittoreschi anni Settanta dove ogni tre mesi usciva un capolavoro. Loro ne hanno fatti due almeno, "Legend" e "In Praise Of Learning", quest'ultimo contenente la gemma "Living In The Heart Of The Beast". Essendoci già i labirinti teatrali di Zappa e i toni estatici dei primi Soft Machine, loro si proiettano in un jazz rock originalissimo.

Suoni crepuscolari, bruschi accenti, ritmi repentini, alienazione, paura e dadaismo. Tutti questi balletti vorticosi saranno Bibbia per gli Univers Zero, tanto per renderci conto del panorama su cui arriveranno le concezioni di Frith & Co. Si racchiude in questa chicca il periodo d'oro, ovvero concerti dal 1974 al 1975 in Olanda, Londra, Norvegia e anche in Italia. Torneranno qui anche a Ravenna alla Festa di Unità Proletaria del fuocoso 1978 (da non perdere https://www.youtube.com/watch?v=26aeIlprjjU) .

E' la classica band che, nonostante l'elaboriosità delle composizioni, sguazza nell'improvvisazione live più libera, dimostrandosi appunto anche più intraprendente del disco. Troviamo poi Wyatt con "Little Red Riding Hood Hits The Road", la consigliatissima "Nirvana For Mice" che supera la versione in studio e impreziosita da una prestazione infallibile del batterista Cutler e del bassista Greaves. Gli incastri di altissimo livello di "Ottawa Song" e le eccelse fantasie di "Ruins", proveniente dal sottovalutato "Unrest", sono gli altri brani che mostrano l'esimio spessore dell'ensamble.

Cutler lo troviamo snoccialare le sue intrigatissime trame anche al piano, come nel "free jazz" di "Oslo". "Groningen" e "Off The Map" sono le altre improvvisazioni, di circa otto minuti, di questo mosaico sonoro.

La decadente copertina ci avvolge nell'occultismo di "Beautiful As The Moon", brano proveniente da quel benedetto "In Praise Of Learning". Comunque sia tutti i brani riescono a coinvolgere a pieno l'orecchio. Il rischio di un album live può essere quello di avere "momenti morti" o di un audio non impeccabile, ma in "Concerts" degli Henry Cow non c'è orma di ciò.

E' un' efficiente rappresentazione "tascabile" della band, sia utile per i fan che per i novizi. Assolutamente da venirne a conoscenza.

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