E' proprio vero, la sorpresa e l'improvvisazione creano spesso momenti magici ed indimenticabili.
Il venerdì pomeriggio la DeChat è stata in fiamme per qualche ora, un'organizzazione da rifinire per un meeting che prima di quel giorno era tutt'altro che un meeting ma solo un "Vengo anch'io al concerto, passo a prendervi per le nove poi là ci aspettano i due folli".
Tra entrate in scena inaspettate, incastri tra orari di treni e possibili fornitori di letti su cui poter far riposare prima uno e poi due piccoli corpicini stanchi ed indifesi la notte successiva, verso le sei di sera, il piano sembra finalmente disegnato, a letto presto, il giorno dopo mi attende una lunga notte.
Arrivo per primo alla stazione di Padova verso le sette e mezzo di sabato dove attendo la piccola Li in versione borchiata e anfibiata, decisamente molto "seSSi" (come direbbe mia nonna), seguita dai miei due spilugoni preferiti, zia VV e zio Rocky che mi porta persino un presente tra l'altro parecchio gradito.
Poco dopo mentre siamo al baretto della stazione a inaugurare la serata con un cicchetto appare a sorpresa anche la vivacissima ed affamatissima Ju su di un treno leggermente in ritardo, per tutti loro mi basta un solo sguardo e capisco che non resterò affatto deluso da questo incontro.
La serata ha inizio con l'arrivo a Bassano grazie al mio infallibile navigatore "padoan" personale strappato per un pò alle braccia della zia. Dopo panini, patatine, birre "speciali" e olive ascolane decisamente hot ci raggiungono i due pazzi che ci guideranno fino alla meta, ovvero il nipote n°1 Muuuuun e il nostro bel biondone "fuckin' Gwen".
Sembra di correre un rally tra boschi e colline mentre seguo la punto nera del cugino che pare decisamente carico stasera data la fretta che ha e proprio lì, tra alberi e stradine ci attende il misterioso Shindy, una villa sperduta di due piani trasformata in una piccola e buia discoteca dall'aspetto vagamente seventy ed indianeggiante. Io e Ju cominciamo a preoccuparci per la sorte di una sincerissima Li che se ne esce con un "Ma tu un nome non ce l'hai?" verso un simpatico amico di Mun che dice di chiamarsi Dimitri, poveretto!
Tra candele, profumo d'incenso, divanetti e tappeti persiani era l'ultimo posto dove immaginavo di vedere un concerto stoner. Poca la gente, poca la luce, piccolo il palco, dannatamente piccolo il locale ma in compenso altissimi i prezzi del bar, ma non ci spaventiamo, per un evento del genere vale decisamente la pena di fare qualche sacrificio, dopo poco tutti abbiamo il nostro drink.
Verso mezzanotte e mezzo il dj spegne la musica e salgono sul palco gli inutili e noiosi "The Forty Moostacy" (si chiamano così? Bah, non ha importanza!). Il trio nostrano propone un rock facile e con un che di "già sentito" fatto di lunghi giri ripetitivi e scontati, con una voce urlata spesso quasi "rappata", decisamente fastidiosa. La gente di fronte al palco sembra essere aumentata con l'andare dei minuti e, a sorpresa, quando finalmente finisce di suonare l'insipido gruppo spalla, il locale va pian piano svuotandosi fino all'arrivo dei "tanto attesi" High On Fire, un gruppo che avrebbe meritato decisamente qualcosa di più stasera sia a livello di spettatori che di locale.
Come tutti si aspettavano infatti sin dal primo giro di chitarra si capisce che lo stanzone dove ci troviamo non permette a Matt e soci di esibirsi al meglio, i tre strumenti si impaccano in un unico e distorto suono che diventa quasi incomprensibile per chi non conosce le loro canzoni, la voce è troppo bassa e fatica a sentirsi in mezzo a tutta la confusione che i nostri creano. Pur non conoscendo molto i loro album riesco ad apprezzare lo spettacolo rendendomi conto di essere davanti ad un mostro che sta a nome di Matt Pike, uno dei fondatori del termine "stoner" al tempo degli ormai andati Sleep, un signor musicista che con la sua Les Paul offre potenza pura e alcuni giri veramente da pelle d'oca, che però, come mi ha giustamente fatto notare VV, sta perdendo i capelli!
L'allegra marmaglia sembra divertirsi, io pratico del sanissimo pogo assieme ai lanciatissimi Mun e Gwen sotto il palco assieme a pochi altri indemoniati come noi, il resto della gente si limita a guardare ed ascoltare il concerto da più distante, la piccola June intanto attende la fine del delirio seduta in disparte e presto viene raggiunta da Li devota alle sonorità più dolci e pulite del Power. Lo spettacolo, tralasciando l'inevitabile problema dell'audio, prosegue possente e divertente per un po', poi come spesso succede, l'imbecille di turno, uno dei demoni là davanti, sporco, sudato, puzzolente, con dei rastoni lunghi, spessi e pesanti e con un "boiler" al posto della fidanzata a tenergli corda, comincia a dimenarsi in maniera sempre più violenta tutt'intorno infastidendo e spingendo più volte gli spettatori fermi dietro di lui, tra i quali un'incazzatissima zia VV dagli occhi spiritati che promette sangue e vendetta al termine del concerto, cosa che purtroppo poi non accadrà....mannaggg!!
Il tutto dura circa tre quarti d'ora, in risultato un spettacolo corto ma intenso e coinvogente dove sono stati proposti brani da tutti e tre i loro album, i pezzi più apprezzati dai fedelissimi sono stati sicuramente quelli tratti dal primo, sporchissimo e distortissimo "The art of self defense".
Appena finito di suonare gli High il dj mette subito della musica da discoteca ed in men che non si dica il locale è pieno di truzzi che guardano tutti noi "rockettari" con le facce stranite come a chiedersi che ci facciamo lì, che locale ambiguo.... Immancabili le t-shirt di rito, qualcuno prova a farsi fare uno sconto dal majettaro con tutti i mezzi possibili senza avere però successo, i nostri abili oratori inglesi riescono persino a strappare due parole con Matt fuori dal locale dispiaciuto anche lui per lo spettacolo offerto dal rastone maledetto.
La notte prosegue dentro e fuori il locale, ma soprattutto nella mia macchina, a chiaccherare, fumare qualche "cicca"(vero Mun? dentro la macchina!!) ascoltare qualcosa, mangiare i famosi "tramezzi del pod" e cazzeggiare alla grande. Rocky riesce persino a fregarsi il tanto adorato posterino del concerto con si il demone alato beffandosi della security con l'aiuto del palo-June, mi son perso la scena! Peccato, che coppia....
Le ore passano veloci, le mie aspettative vengono esaudite, tutti quelli che ho conosciuto si sono rivelate persone uniche e speciali. Gli stessi "personaggi" che conoscevo prima in maniera vitrtuale tra una chattata ed un post, ma che adesso finalmente hanno una faccia, una voce, un nome vero, ci posso ascoltare musica assieme, ci posso pogare, ci posso ridere, li posso abbracciare...tutto davvero fantastico!
Ad una certa ora ci rendiamo tutti conto di essere rimasti in una delle poche auto ancora nel parcheggio e che ormai si sono fatte quasi le quattro di mattina e più per la pena nei confronti del guidatore assonnato (io) che per la voglia di tornare a casa praticamente nulla, tra saluti, baci e abbracci lasciamo Mun e Gùen e torniamo verso Padova.
Sulla strada semi-deserta del ritorno a casa qualcuno già dorme, qualcuno ha ancora la forza di canticchiare, a suon di QOTSA, con le orecchie che ancora fischiano dalla devastante nottata passata, con un navigatore che non funziona più bene come all'andata ed attentissini alla scritta Padova sui cartelli sfocati dai nostri poveri occhi assonnati, assistiamo distrutti ma soddisfatti all'alba del giorno dopo, la mia prima DeAlba.
Mi auguro tanto che non sia la sola a cui assisterò con voi Amici, che notte!
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