"Arrivederci, angelo mio"
Stazione Ferroviaria di Milano Centrale, domenica 13 giugno 2004, ore 14.58
Questa non sarà una recensione obbiettiva, me ne rendo conto. Troppe sono le lacrime, i baci, gli sguardi che impregnano queste canzoni. Troppa la sofferenza, la nostalgia, i ricordi che esse portano. Scrivo con la speranza, forse vana, che possano farvi rivivere, anche per un solo istante, quello che io ho vissuto.
Come l'Amore e la Bestia possono fondersi, congiungersi in divina antitesi, abbracciarsi in spirale armonica e contrastante? Come l'ossimoro complementare di Eros e Morte, intima e dolcissima contraddizione, può scendere dalle più alte sfere della percezione intuitiva e divenire carne, mondo sensibile?
Con la musica. Questa musica.
E, mentre la fredda opera umana elabora e si accinge a trasformare la corporeità in suono, e il suono, oh prodigio emozionale, in sentimento, anche sulla labile materia elettronica, su quel display del lettore cd, che così poco ha a che vedere con l'animo umano, sarà leggibile il marchio di una trascendenza inafferrabile, soltanto intuibile. Non la semplice durata delle canzoni, non gli effettivi minuti di puro piacere fonico, ma un numero. Il numero. 666. Sessantasei composizioni per altrettanti minuti.
"Your Sweet Six Six Six" apre a voler sottolineare la pulsante presentazione dell'opera. Poco ruolo ha qui la mera tecnica, come d'altronde in quasi tutti gli altri titoli. Ma altrettanto poco importa di ciò, perché la bellezza della traccia non ne è alterata. Il suono è pulito, avvolgente, eppure stranamente freddo, con una nota di disperazione, accentuata ed esaltata dalla voce, di una tonalità particolare, quasi un contenuto gemito di sconforto. Lievemente onirica, con sonorità psichedeliche, si apre "Our Diabolikal Rapture". A poco servirebbe parlare del cantato morbido, caldo ed echeggiante, dei giri di basso fastosi che si avviluppano in tripudio di cupezza. A nulla varrebbe descrivere la dolcezza della voce senza accompagnamento strumentale. Tenera, invernale, non può essere descritta: va ascoltata. "It's All Tears (Drown In This Love)", si snoda invece su toni contrastanti. A bassi velati di amarezza si oppongono luttuose parti alte, il tutto inscritto in fraseggi strumentali variegati ed eleganti. I riff si alternano in delicati passaggi, disposti in strutture sapientemente costruite che non fanno assolutamente pesare la mancanza di assoli. Un finale enigmatico, quasi un'interruzione, lascia l'ascoltatore interdetto, deliziato e infastidito.
E, ecco il punto focale dell'album. Dopo le fastose sonorità barocche ecco il punto di sfogo emotivo, che riassume in se stesso la quintessenza dell'opera stessa. "When Love And Death Embrace". Una batteria armoniosamente cadenzata accompagna l'evolversi di un unico, struggente assolo chitarristico dalle tonalità crepuscolari, che si accende e si eclissa, a volte accompagnando una voce tenue e profonda, a volte cedendole la parte principale. Un viaggio effimero, brevemente intenso, pregno di dolce misticismo. La successiva "The Beginning Of The End" si compone di splendidi dialoghi vocali e corali. La strumentazione interviene impercettibilmente, velando di malinconia lo schema melodico. Il cantato utilizzato nelle strofe, attutito e lontano, regala momenti di abbandono. "(Don't Fear) The Reaper" è una delle migliori cover mai realizzate. Rielaborata in chiave barocca, con un eccelso lavoro di tastiera e un dialogo vocale fra Ville Valo e un massiccio inserimento femminile, la traccia assume un'intensità ed un'emotività insospettabile.
Chiude la successione una "For You" dagli spiccati accenti gotici, con parti strumentali elaborate e una partitura d'organo che sfiora la melodia con un tocco di sapiente decadenza. Gli effetti vocali riescono a dare sensazioni di infinita malinconia. La traccia si evolve con lentezza fino al sopraggiungere della sua fine e di un illusorio silenzio. Un silenzio gelido, carico, come un istante rapito ed intrappolato in un mondo senza tempo. Un silenzio che pare perdurare in eterno, fino a quando una sinfonia particolare, tenue, senza voce, evocante mnemonici panorami, non chiude il tutto, lasciando il posto ad una quiete stavolta serena.
"All I want is you to take me into your Arms…"
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