Ennesimo prodotto della cooler than thou culture che caratterizza questi anni ottanta al cubo che sono gli anni zerozero, il disco degli Hot Chip ha tutte le carte in regola per essere apprezzato.

Modernariato di classe, spunti presi da tutte le epoche musicali possibili e immaginabili, ritmi allegri e danzerecci per far ballare l'indiekid del nuovo millennio che si è rotto di stare in cameretta a fare lo sfigato. E allora via con l'elettronica freak di "Careful", con il pop dai vocals dolci in punta di piede che seguon la linea Notwist/Death cab for cutie/Postal Service ma con ritmi decisamente più adatti a far muovere, dall'electrofunk di "And I Was a Boy From School" al dream pop per gente concreta di "Colours" fino al capolavoretto di "Over and Over", singolone magistrale che riesce nell'impresa di far davvero muovere il culo e contemporaneamente citare il Krautrock Kraftrock nel momento in cui si fà lo spelling su un tappeto di tastiere sdilinquite.

Insomma, l'elettronica c'è tutta, quella anni settanta, anni ottanta in dosi massicce, novanta e pure quella recente. E allora restiamo ammirati per la ricostruzione archeologicamente perfetta di certo sinthpop darkeggiante riesumata in "Arrest Yourself" che ricorda quasi i primi Human League o per la disco trionfante anni novanta di "No Fit State".

Hot Chip sanno farsi valere anche sui ritmi più lenti e delicati basti sentire la title-track. Non c'è che dire, un lavoro fatto bene, à la page, con tutti i crismi, niente fuori posto, come va ora. L'unico dubbio allora è che ci si trovi davanti ad un lavoro di alta industria più che artigianato creativo, un lavoro di gente in gamba, concreta, che sa cosa vuole e come ottenerlo, gente mai fuori posto, sempre hip, hot, cool, vip, chic. Insomma, gente come va ora, perbenino, in fondo integrata anche quando è ribelle.

E allora nasce un pò di nostalgia per certe epoche in cui i pazzi e i dementi prosperavano, almeno nel mondo dei giovani.

Syd Barrett R.I.P.

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