I Californiani House Of Lords giungono ad incidere il loro nuovo album "World Upside Down" dopo una pausa di due anni con una line up rinnovata, frutto del rinnesto di Giuffria. Il disco sembra sintetizzare in pieno i dogmi del gruppo cioè un Hard Rock di facile presa tendente all'AOR, ballad energiche e ricche di pathos, e sprazzi di Heavy Metal, elementi che annoverano, di diritto, questo lavoro tra le opere meglio riuscite del combo. In generale la disposizione dei brani ricalca un equilibrio, sapientemente orchestrato, fra pezzi dal sound più accattivante ed altri meno aggressivi.

Una volta completato l'ascolto  c'è sicuramente da sottolineare le esuberanti prove del chitarrista Bell e dell'immancabile uso delle tastiere affidate a Giuffria e Kent, capaci di infondere momenti di estremo spessore in ogni frangente in cui il loro operato venga chiamato in causa. L' impetuosa coesione fra il connubio chitarra - tastiere raggiunge il suo zenith nello strepitoso minuto di "Mask Of Eternity", nella quale, si fondono ipnoticamente i suoni dei due strumenti creando un effetto maestoso e solenne. La riprova delle grandi capacità del gruppo si ha immediatamente con la seconda incisione "These Are The Times", caratterizzata da un potente riffing e dall'estrosa prova di Christian, risulta essere melodica e trascinante senza tralasciare la parte tecnica, davvero ottima. Conclude il primo trittico di brani "All The Way To Heaven", uno dei capolavori del disco. Il pezzo, lento, esprime una marcata vena di pathos trasudata nel timbro vocale roco e mai azzardato del cantante ma soprattutto attraverso il lavoro di Giuffria, sempre presente nel sottofondo, e quello di Bell, il quale, verso la metà, si prodiga in un micidiale assolo che va a completare un brano da antologia, perfetto per esecuzione e sound.

Ricalca questo schema ma in chiave più soft "Field Of Shattered Dreams". Proseguendo il viaggio, uno dei punti più arditi all'interno dell'album, per quanto riguarda l'impatto sonoro, ha come epicentro la quinta track "I Am Free", che mette in luce un Christian dallo spunto più incisivo e tirato, e le solite illuminanti doti di Bell. Tralasciando la semiacustica "All The Pieces Falling" si giunge all'anthem "Rock Bottom", trascinante, energica, esplosiva dà uno scossone adrenalinico all'ascoltatore, il quale viene immediatamente trasportato, grazie ai magici tocchi di Giuffria, in "Milion Miles" meno diretta rispetto alla sua antecedente, più leggera, ma non per questo meno interessante. Infine nell'ultima parte dell'opera merita risalto "My Generation".

Per gli amanti del Rock melodico, dell'hard rock o per chi ha voglia di ascoltarsi qualcosa di fresco e diretto senza nulla togliere alla qualità.

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