Londra 1970 - Little Red Rooster - un racconto sulla sessione londinese di Howlin' Wolf

Un club di Chicago un venerdì sera del marzo 1970. E' appena finito un concerto. Due pezzi di storia della musica americana bevono seduti al bancone. Sui divani due prostitute si stanno lavorando dei tizi incravattati e ubriachi, si direbbe impiegati in trasferta di lavoro. Il locale è uno schifo, l'atmosfera è anche uno schifo, la gente è poca e sembra depressa. Fuori piove. I due tizi al bancone, i pezzi di storia d'America, sono il vecchio Chester Burnett, in arte Howlin' Wolf (classe 1910), che ha appena finito il suo spettacolo, e il suo impresario, Norman Dayron, tra l'altro manager e cofondatore dell'etichetta discografica Chess Records.

Il vecchio Wolf sembrava soddisfatto: "hai visto che tiro, che groove?" Tiro? Groove? Può darsi. Dayron non disse niente. Guardò il bicchiere che teneva tra le mani. Rivedeva nel suo bourbon un immagine dei Beatles allo Shea Stadium. Lui c'era stato quel giorno a New York, tra quelle 55.000 persone. La ricordava tutta quella gente, la confusione, l'isterismo delle ragazzine, i poliziotti impotenti, la minaccia di un esercito di teenagers in gonna scozzese e gambaletti bianchi. Poi voltò la testa riguardando alcuni di quei neanche 30 sbomballati alle sue spalle.

Eppure Howlin' Wolf aveva patito meno di altri colleghi la crisi del settore blues negli USA. Molti vecchi musicisti blues facevano letteralmente la fame, mentre in Europa il genere andava di gran moda tra giovani e giovanissimi. I dischi di Wolf vendevano sempre bene, ma da un paio di anni la sua salute lo stava abbandonando e con essa molto del suo pubblico. I due continuarono a bere in silenzio nel locale semivuoto. Di fronte a loro, dall'altra parte del bancone, il barista asciugava lentamente un bicchiere con uno strofinaccio.

La sera successiva continuava a piovere su Chicago, il vecchio Howlin' Wolf era a casa sua che cenava insieme alla moglie, Lillie. Una donna di centocinquanta chili con un temperamento all'altezza del suo peso. L'unica persona al mondo in grado di tenere testa alla tenera stronzaggine del marito. La tv trasmetteva un documentario sul rock inglese. Passarono delle immagini di un recentissimo concerto dei Rolling Stones. La telecamera riprese Mick Jagger dietro le quinte aspirare da una mascherina collegata ad una bombola ad ossigeno sorretta da un collaboratore, e rientrare in scena mentre già Keith Richard aveva attaccato i primi accordi di Little Red Rooster. Gli urli di almeno 50.000 persone erano un muro sonoro.

Howlin' Wolf era abituato a sentire i suoi pezzi eseguiti in contesti rock, ma ogni volta rimaneva allibito al vedere tutto quel pubblico. Il mondo del blues americano faceva altri numeri. La moglie gli diede un colpetto sul braccio: "hey Pa', questa è roba tua". In quel preciso momento squillò il telefono. Era Norman Dayron che aveva visto lo stesso filmato.

Da quella sera Dayron iniziò a lavorare per il suo progetto di riportare il grande Howlin' Wolf ai fasti di un tempo. L'idea non era nuova: agganciare il nome di Wolf ad un contesto rock, che in quegli anni muoveva folle immense. Wolf già l'aveva fatto in passato, come l'avevano fatto Muddy Waters, John Lee Hooker ed altri con risultati notevoli. Il solo nome di Eric Clapton sulla copertina di un disco poteva aggiungere uno zero al numero delle vendite. Dayron mise in campo tutte le sue conoscenze e i suoi contatti e riuscì a portare nel progetto nientemeno che i Rolling Stones, i Traffic, Eric Clapton, Ringo Star (in pieno scioglimento dei Beatles) e un altro paio di nomi giovani e di fama.

La cosa veramente difficile fu affrontare lo sconfinato orgoglio di Howlin' Wolf, ma Dayron pensò astutamente di servirsi della moglie Big Mama Lillie, che all'occorrenza si poteva permettere con il vecchio artista sistemi estremamente più spicci. Tra i coniugi volarono parole grosse e sicuramente anche qualcosa di più. Fatto sta che alla fine Wolf manifestò la sua disponibilità. Pochi notarono il livido sotto l'occhio sinistro. L'unica condizione che pretese, fu la presenza nel gruppo del suo vecchio fedele chitarrista Hubert Sumlin. A primavera inoltrata partirono tutti per Londra.

Nel primo pomeriggio del 7 maggio 1970, presso gli Olympic Studios londinesi erano già presenti Norman Dayron, tutti gli ingegneri e i tecnici del suono, Wolf e Sumlin. Fuori il tempo era quasi sereno dopo settimane di pioggia. I primi ad arrivare furono gli Stones. Jagger e Richards erano lì solo per osservare la storica occasione e per venerare un mito della loro adolescenza. Era previsto che degli Stones suonasse solo la sezione ritmica, il batterista Charlie Watts e il bassista Bill Wyman.

I quattro Stones esibivano tutta la colorata stravaganza della moda hippie dell'epoca. Jagger aveva un completo in seta fucsia; i pantaloni, stretti da una cintura di brillanti, attillavano un culetto grande come una mela e fasciavano le gambe magre e nervose, terminando in due ampie campane a zampa d'elefante. Un giubbotto con colletto in volpe e un enorme cappello di feltro color crema. Richards una t shirt con stampato il nuovo logo degli Stones disegnato da un giovane studente d'Arte, la bocca rossa con la linguaccia di fuori. La bocca di Richards, invece, male era messa: gli mancava un incisivo superiore, giustiziato dall'eroina brown sugar. Quando entrò la variopinta compagnia, Sumlin e Wolf si guardarono d'intesa e borbottarono qualcosa ridacchiando. Gli Stones salutarono il Maestro con grande deferenza.

Poi arrivarono i Traffic di Steve Winwood. Per lo stesso motivo degli Stones c'era il gruppo al completo, benchè solo Winwood avrebbe dovuto mettersi al pianoforte. Wolf con un sorrisetto di maliziosa ironia presentò a Sumlin uno Steve Winwood di una bellezza vagamente femminea. Winwood notò, ma fece finta di niente. I giovani rockers conoscevano di fama il carattere di Howlin' Wolf, erano preparati. Infine, in ritardo arrivò Eric Clapton il vero protagonista dell'ala rock della formazione, che avrebbe suonato la chitarra in duetto con Sumlin. Era strafatto. Ora il gruppo era al completo.

Tutti i musicisti sapevano perfettamente come suonare il brano "Little Red Rooster" un vecchio blues dalle origini incerte, probabilmente comparso negli anni '20, perfezionato nel testo dal musicista Willie Dixon e portato al successo nel 1962 proprio da Howlin' Woolf nel "Rockin' Chair album", il suo primo grande successo discografico. In seguito il brano era finito nel repertorio di molti gruppi della british invasion tra cui i Rolling Stones dal 1964 ed Eric Clapton. In USA lo eseguivano Jimi Hendrix, Sam Cooke, i Canned Heat, Janis Joplin e nientemeno che i Doors. Il testo parla di un piccolo gallo rosso che si è allontanato lasciando incustodito il pollaio alla mercè di qualunque "back door man", ladro acquattato dietro la porta e pronto ad approfittare delle gallinelle incustodite. Doppiosensi osceni, nel più classico gergo del blues

Da subito, lo studio si divise nelle due fazioni, da una parte i due vecchi neri, dall'altra i giovani bianchi inglesi. Iniziarono le discussioni su questo o quell'accordo o su questo o quel passaggio. Le discussioni divennero liti vere e proprie. Almeno tre volte Wolf fece il minuetto di andarsene piantando tutti in asso, e tre volte venne fermato sulla soglia dell'ascensore da un sudatissimo Norman Dayron e convinto a tornare.

Infine fu Eric Clapton a trovare il verso giusto. Il chitarrista, con quella sua oppiacea pacatezza, si rivolse a Wolf: " Amico, ci devi far vedere come suonarlo. Potresti fare i passaggi e gli accordi della chitarra ritmica, così possiamo imparare il pezzo?" Il vecchio Wolf, preso in contropiede, chiese se Clapton lo stesse prendendo per il culo. Clapton disse la frase magica: "No amico, vogliamo solo entrare nello spirito giusto". Da quel momento l'orgoglio di Wolf si attenuò e l'irripetibile formazione iniziò a suonare sul serio.

Quando alla consolle Norman Dayron sentì una fantastica "Red Rooster" decollare come un jet di linea sulla pista, si fece dare una sigaretta dal tecnico audio, l'accese e fece due profonde boccate, poi la guardò, una Pall Mall senza filtro, e gli sembrò buonissima. La sigaretta precedente l'aveva fumata quindici anni prima, in una sala d'aspetto di un ospedale, immediatamente dopo la nascita della sua ultima figlia.

Nel vinile, oggi un pezzo da collezione non particolarmente raro e del valore di una ventina di euro, la conversazione tra Eric Clapton e Howlin Wolf è stata lasciata e si può ascoltare, seguita dalla spiegazione di Wolf dei passaggi e degli accordi. Le incisioni durarono 5 giorni. Il disco "The London Howlin' Wolf Sessions" venne pubblicato nell'agosto del 1971 ed ebbe un discreto successo.

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