La nostra vita con tutti i suoi ricordi più o meno intensi, tristi o spensierati, scorre inesorabilmente in una precisa direzione. La mente e di conseguenza il cervello collocano in una zona remota della memoria tutte le esperienze che il tempo tende a rendere sempre più soffuse, eteree, quasi irreali. Non sempre però è così, poichè taluni accadimenti o incontri riescono a mantenere nel profondo Io una propria particolare identità. Per me è stato così quando ebbi l'opportunità di visitare l'esposizione delle opere di Giger nel lontano '97...

Prima parte: verso la destinazione (ora pomeridiana imprecisata). Il viaggio in auto per raggiungere l'esposizione fu tranquillo e durò circa mezz'ora. L'unico problema, già a quei tempi, era la 'spasmodica' ricerca del posteggio. Comunque non incontrai grosse difficoltà, e dopo aver parcheggiato l'auto in un viottolo limitrofo al Palazzo, mi avviai speditamente verso il medesimo. Ora fortunatamente ci sono le strisce blu...a pagamento... Seconda parte: ricordo di una Mostra 'mostruosa'. Costo per l'ingresso: "10 mila lire...". Beh! Un prezzo giusto, considerando che Giger era già celebre ed internazionale. Ricordo perfettamente, dopo essere entrato, di aver sentito in sottofondo una musica delicata e non fastidiosa dagli influenze Ambient che si diffondeva, come successivamente scoprii, in tutte le sale. Le opere esposte erano svariate, non ricordo il numero preciso. Molti di voi conosceranno abbastanza bene questo artista per via delle sue note collaborazioni nel campo cinematografico, ma anche fumettistico e discografico. In una sala più interna era stata allestita una zona video intitolata: "The Making of Alien". Nel filmato in cui era presente Hans, si potevano contemplare scenografie, fondali, sculture che dimostravano le sue eccezionali capacità eclettiche, senza dubbio impressionanti.

Con mia grande sorpresa Giger affermò in un'intervista di non aver mai amato particolarmente questa serie. In quel periodo ero praticamente a 'digiuno' riguardo a determinate tecniche grafiche. Ancora oggi, a distanza di anni, quelle elaborazioni di strutture tridimensionali, di forme umane, di trasparenze, mi appaiono quasi sconosciute. Un'altra sala era completamente occupata da enormi pannelli (presumibilmente di masonite), sui quali erano stati applicati fogli di carta dove comparivano suggestive vedute di città cibernetiche con le inconfondibili tonalità bicromatiche 'Gigeriane', tutte realizzate con l'aerografo. L'emozione che provai fu indimenticabile. Osservare quei capolavori di fronte ad un monitor o sfogliando un libro, non può essere in nessun modo paragonato alla visione 'dal vivo'.

In un'altra sezione erano esposte opere di dimensioni più contenute, rappresentanti neonati, strani macchinari ed intricate strutture meccaniche sviluppate con progressioni prospettiche dall'apparente regressione infinita, in grado di stimolare il fruitore in maniera viscerale come pochi artisti sono in grado di fare. Oltre a quadri e pannelli erano stati collocati il tavolo con le sedie utilizzati a suo tempo per allestire il castello degli Harkonnen nel film Dune. Il punto di forza di questo artista è la sua quasi irraggiungibile lucidità e l'ineguagliabile capacità di 'metamorfizzare' indissolubilmente strutture meccaniche e tecnologiche con forme di natura biologica. Si tratta in sostanza di una inquietante ma affascinante compenetrazione tra carne e tecnologia che si sintetizzano tra loro. Nasce così il termine 'Biomeccanoidi', che riesce solo in parte a spiegare il gigantesco lavoro svolto da Hans. Senza dubbio le sue opere includono anche una certa forma di pornografia, realizzata attraverso il richiamo di simboli sessuali ed erotici. Giger rivelerà successivamente che i suoi prossimi studi si concentreranno sulle trasparenze riferite proprio alle forme umane ma anche aliene, probabilmente intese come possibile prerogativa biologica riguardanti il futuro. Comunque Giger, si augurerà l'avvento di una società il meno possibile collegata alle creazioni da lui elaborate. Però, chi può saperlo con certezza?

Osservare le sue opere risulta ipnotico e conturbante non solo per i contenuti, ma anche per l'elevatissimo dettaglio grafico tridimensionale presente persino nei più minimi particolari, creando una visione cosmica. La potente base architettonica gli permette di esprimersi con un'ampiezza sconfinata. Oltre ad essere artista di confine, con le sue multiformi espressioni, è anche anticipatore di tematiche di sintesi tra biologia e tecnologia. Spesso mi sono domandato in quale modo Giger sia riuscito a raggiungere un tale livello di creatività. Successivamente scoprii che dovette sopravvivere ad un parto serotino. Forse, in qualche modo, un eccesso di informazioni visive pre-nascita sono state assimilate indelebilmente nel suo cervello, infatti in parecchi elaborati si ravvisano immagini sconvolgenti di anatomia interna. Le memorie traumatiche che probabilmente gli rimasero impresse, vennero successivamente espresse e sublimate con l'arte. Questa è solo una ipotesi, in quanto potrebbero esistere spiegazioni più personali e di diverse origini.

Poco prima di uscire dal Palazzo che ospitava l'antologica di Giger, mi soffermai all'ingresso dove era stato allestito un settore preposto alla vendita di libri, cataloghi, schizzi e altre curiosità. Mi ricordo ancora con rammarico che quando chiesi alla gentile signorina il prezzo di un volume fotografico, mi sentii rispondere soavemente: "300 mila lire". Io risposi educatamente: "Grazie ci penserò...". Alla fine non lo acquistai. Forse invece avrei fatto bene, visti i prezzi odierni non più in lire. Saluti Alieni.

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