Sorto di 'asa

Ma quale 'asa c'ho avuto mai

Valige, cenci e poi

Ir gatto d'Arfredino

Beve nel lavandino

è un mi' amio

Stasera son' tutto briao di vino

Son tornato piccino

Va bene 'osì

Cor frigo c'ho letiato

Mi guarda vòto e spaesato

Sorto 'mpettito

Stasera mi voglio mistia' fra la gente

Niente

Che sia 'nteressante

Vedo un bottegaio

Che per fa' vaini

Vende e' lustrini

A' bimbi piccini

Io ve lo di’o digià da subito: a me tutta la banda dell’eti’hetta di Brunori sasse la mi garba po’o o nulla. Du’ soli, tra tutti, si sarvano: Lucio Corsi (che difatti dalla Picicca s’è bell’e le’ato ti torno) e i Gatti Mézzi, che, pe’ chi un lo sapesse, vor dire “gatti bagnati”.

Pe’ fassi garbare e’ Gatti Mézzi — e a me, questi du’ cenciacci sudici mi garbano— bisogna ave’ ben presente Pisa, l’aria che si respira su i’ lungarno la sera, alla fine di Settembre, quando s’avvia a sta’ bene senza sudare. Bisogna sapere i’ che vor dire bubbolare ne’ vi’oli di là d’Arno d’inverno, pe’ andare a tro’are i mi’ ami’o de’ negozio di dischi, di dre’o a Piazza della Pera. Bisogna ave’ masti’ato quer provincialismo degli scarabocchi di Gipi (che, mi’a per nulla, de’ se’ondo disco de’ Gatti Mézzi gl’ha fatto la ‘opertina). Bisogna essisi unti la ‘amicia più d’una vorta a mangiare un panino in Piazza delle Vettovaglie.

Bisogna sentissi pisani insomma, se essello pe’ davvero unn’è punto consigliato. Perché Tommaso Novi e Francesco Bottai — c’è po’o da fare— non solo son pisani che si ri’onoscan da lontano, ma di Pisa parlano, da provinciali quali sono. E questo, ci metto la mano su i’ fo’o, lo fanno meglio di tutti.

E 'nfatti pisano mi ci sento anch’io, a ascortare “Struscioni”.

Di tutti i dischi de’ du’ bimbi pisani, questo solo si sarva, per me, alla lunga: sì, non tutte le ‘anzoni le si sopportano, quarcheduna l’è un po’ troppo ‘ari’auturale: in una, gli tocca anche parla’ male de’ livornesi. Ma nell’insieme, ti dirò, la un mi stuccano nemmeno dopo dieci anni e passa.

Di paragoni, ci si potrebbe anche sfinire, ma io oggi ‘o furia, sicché ve ne dò due soli: Paolo Conte e Fred Buscaglione. Che vi bastano?

Ah, un’artra ‘osa: parla’ de’ Gatti Mézzi in italiano un c’era verso, sicché mi toccherà l’appicchichino de’ ‘asi letterari.

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