"...vidi e conobbi l'ombra di colui/che fece per viltade il gran rifiuto"  (Dante Alighieri, Inferno, Canto III, vv. 59-60)

La maggioranza dei critici e degli studiosi danteschi ritengono che questa oscura frase sia riferita a papa Celestino V, che abdicò dal pontificato pochi mesi dopo la sua elezione. Se l'ipotesi fosse corretta, Dante accuserebbe quindi Celestino di aver abdicato per viltà. Con tutto il rispetto e la venerazione che il Sommo Poeta merita, credo che questa sia una valutazione quantomeno superficiale. E, a giudicare da "L'Avventura Di Un Povero Cristiano", anche Ignazio Silone la pensava così.

L'opera, un dramma per il teatro, narra partendo da basi storiche, la storia di Pietro da Morrone, un frate eremita vissuto nel 1200 in Abruzzo, che venne inaspettatamente eletto papa, col nome di Celestino V, nel 1294. Dopo pochi mesi però, non riuscendo a conciliare il pontificato col messaggio autentico di Cristo come aveva sperato, abdicò e divenne suo successore Bonifazio VIII, che poi lo fece catturare temendo una scissione all'interno della Chiesa. Per quanto riguarda la forma, il testo si può dividere in tre tronconi (sottolineati anche da tre diversi modi di indicare il protagonista, "Fra Pietro", "Celestino V" e "Pier Celestino"): prima, durante e dopo il pontificato.

Prima: Pietro da Morrone è un sant'uomo molto amato dal popolo, che fa vita di penitenza e preghiera. Incontra alcuni francescani spirituali per discutere sugli scontri ideologici che li dividevano in conventuali (che mitigavano la regola di S. Francesco organizzandosi in conventi) e spirituali (che seguivano alla lettera la regola, compreso il messaggio di vita eremitica e povertà assoluta). E' questo l'esempio del cristiano povero, semplice, rispettoso, ligio ai dettami d'amore che Gesù lasciò a chi vuole seguirlo.

Durante: Incerto se accettare il papato oppure no, Pietro al fine acconsente sperando in una grande riforma della corrotta Chiesa romana, una riforma che riconferisse importanza alla carità e all'amore. Col tempo, si rende conto dell'inattuabilità del suo proposito e preferisce abdicare, nel dicembre 1294.  In questa parte centrale, l'ingenuità del protagonista è evidente: solo un pover'uomo come lui potrebbe pensare a una possibile profonda riforma, senza rendersi conto della sua inattuabilità. Dallo scritto si evince una certa compassione da parte di Silone per Celestino V, ma è una compassione con accezione positiva, è un "sentire insieme", un'emozione suscitata dal disperato quanto speranzoso tentativo del fraticello di cambiare le menti dei grandi potenti della Chiesa, più impegnati a ridere e tramare alle spalle del papa che a badare alle loro e alle altrui anime.

Dopo: Inseguito dagli uomini del nuovo papa Bonifazio VIII, che teme che i cardinali francesi non lo riconoscano quale legittimo pontefice determinando così una grave scissione nella Chiesa, Pier Celestino è costretto alla fuga insieme ai suoi compagni fraticelli.  Pietro è moralmente stanco, disilluso dal suo fallimento, il suo ritiro è una grande scottatura morale, essendosi reso conto, gradualmente ma inequivocabilmente, dell'utopia di un vero cambiamento, sentito e sincero, nella Chiesa.

 

Al di là della storia in sé, molto aderente ai fatti così come si sono svolti, l'opera di Silone suscita interesse per la contrapposizione esemplare fra Chiesa politica e spirituale, una contrapposizione attualissima anche al giorno d'oggi. In particolare, dai dialoghi a tu per tu fra Pier Celestino e Bonifazio VIII si evince l'inconciliabilità delle due posizioni (e quindi l'ingenuità di Pietro). Da un lato, la Chiesa attenta alla persona, alle anime, seguace dell'autentico e straordinario messaggio di Gesù, dall'altro la Chiesa secolare, corrotta, indifferente ai valori che dovrebbe teoricamente professare. Lo scontro fra gli opposti è il fulcro di "L'Avventura Di Un Povero Cristiano". Un uomo pieno di speranza è costretto dall'evidenza dei fatti ad arrendersi, e disilluso vuole continuare in pace la sua antica vita di eremita. Ma il Potere non può permettere che ciò avvenga, perchè una personalità simile è pericolosa. In definitiva, una personalità pura, e libera, è pericolosa.

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