Sono sempre alla ricerca di nuovi artisti; ultimamente il Post-Rock è con prepotenza rientrato nei miei quotidiani ascolti.

Ed è stata una vera e propria fiammata quella provata ieri in serata. Ho cercato una band dal suono simile ai tedeschi Lantlos (che il mio alter-ego De...Marga... ha postato sul Deb in qualche recente occasione) e mi sono imbattuto, sono stato travolto dagli spagnoli Ikarass, nati nella penisola iberica nel 2013. Pochissime notizie di loro in rete; un solo lavoro pubblicato mi sembra di aver capito; quello che mi accingo a raccontare, in breve senza perdersi in troppe vuote parole.

Cinque canzoni che si sviluppano per quasi cinquanta minuti.

Intensi e drammatici; suoni in chiaro scuro. Un continuo saliscendi emotivo che si muove con imperiosa potenza copiando a mani basse (ma è un grandioso ed epico ascolto) tra gli immensi Isis e gli altrettanto iconici Cult of Luna.

Un minutaggio corposo che fa affidamento sul tempestoso muro sonoro messo in piedi da due mastodontiche chitarre, accordate come è facile intuire al ribasso. La voce è un lamento straziato dell'anima, che tramortisce. Un basso cieco e furioso fa il resto, senza pietà, affondando la lama nella carne. Tutti i brani sono costruiti nel medesimo oppressivo modo; lunghe, lugubri escursioni strumentali che d'improvviso cedono il passo a fraseggi dal sapore acustico, dolcissimo...prima di ripiombare nel caos, nel marasma più totale.

La title track è l'esempio più fulgido e calzante di quanto vi ho appena raccontato.

Davvero una piacevolissima scoperta, in questo barbaro e bastardo anno.

Diabolos Rising 666.

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