Dopo aver assistito ad uno showcase de "Il Parto Delle Nuvole Pesanti" ho avuto modo di scambiare due parole con Peppe Voltarelli, il quale mi ha gentilmente dato la sua disponibilità a rispondere via mail a cinque domande sul suo lavoro, che potete leggere di seguito insieme alle sue risposte.

1. Ciao Peppe prima di iniziare questa piccola intervista ci vuoi raccontare dove ti trovi in questo momento e cosa stai facendo in questo periodo?

Mi trovo nella biblioteca comunale di San Lazzaro di Savena. Sono tornato da qualche giorno di vacanza a Lisbona, sto scrivendo dei racconti per costruirci sopra uno spettacolo.

2. Il vostro ultimo lavoro discografico a mio parere è un lavoro maturo, meditato, realizzato con cura e passione. Quanto è stato lungo "Il parto" e come è stato collaborare con così tanti musicisti per la sua realizzazione?

E' stato un lavoro lungo un anno, fatto di scontri, ritrovamenti, slanci egoistici, manie collettivistiche e deliri di autorevolezza creativa, lavorare con tanti ospiti è stato bellissimo ma faticoso, non è stato facile. Il prossimo lavoro, se ci sarà, dovrà essere una cosa minima, pochi strumenti, poche parole, una sintesi ancora più magra e sottile del Parto.

3. Ho visto uno dei vostri showcase qualche settimana fa. E' stata una serata molto bella, devo dire. Ma come vi è venuta in mente questa idea inusuale di promozione del disco? Dico inusuale perché più che concerti le vostre esibizioni sono incontri interattivi con il pubblico per conoscervi al di là del disco. Può essere una via per promuoversi superando le barriere dei media? E come è andata alla fine questa esperienza?

Siamo stati in giro per qualche mese, abbiamo incontrato tante persone, il disco ha raggiunto dei posti che altrimenti con la distribuzione e la visibilità classica non sarebbe stato possibile raggiungere. Il porta a porta funziona molto più della pagina pubblicitaria sul grande quotidiano nazionale. Credo, tuttavia, che i limiti culturali e le politiche istituzionali che ci sono in Italia vanifichino facilmente tutto questo, nel senso che con un colpo di spugna si lava facilmente un disegno mosaico che tu hai costruito pazientemente per anni. È l'Italia, l'Italia dei villaggi turistici, delle radio private e della scuola...

4. Nella vostra musica evidenziate esperienze culturali molteplici teatro, cinema, radici, canzone d'autore. Dove pensate vi condurranno queste diverse strade che avete imboccato?

All'esaurimento nervoso. Scherzo, spero ci porteranno alla cosapevolezza artistica ed umana tale per stare sempre appassionati alle cose, essere sensibili, curiosi, versatili e attenti, senza adagiarsi come i vecchi tromboni Guccini, Dalla e tutti gli altri. In un certo senso dovremo riuscire a restare poveri pur tendendo verso la ricchezza.

5. Mi piace sempre chiudere un'intervista con la stessa domanda, che riguarda gli amori musicali dell'intervistato. Quindi vuoi dirci uno o più dischi ai quali sei particolarmente legato e perché?

"Aria Pulita" di Luciano Rossi (1975) il disco del cantautore romano dei separati, lo sentivamo sempre in macchina quando viaggiavamo con mio padre e mia madre. "Forza Campione" di Nino D'Angelo perché ho cominciato ad apprezzarlo alla fine degli anni novanta quando andavano di moda i Coldplay. "Trasformer" di Lou Reed perche mi svegliava ogni mattina durante gli anni delle scuole superiori.

Grazie Peppe.

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