Un disco piacevole il penultimo degli In Flames, cede il passo ai suoi più illustri precedessori ("Whoracle" ad esempio, che a me è piaciuto tantissimo), tanti e forse troppi gli accenni al metal moderno specialmente le strizzate d'occhio verso i Korn e il movimento metalcore di Killswitch Engage, Shadows Fall e compagnia bella, ma tutto sommato è un'album carino che si lascia ascoltare e in una scala da 1 a 10, meriterebbe un 7 !

Si parte con la furiosa "F(r)iend", canzone tipica del tipico stile degli In Flames con un growl urlato e graffiante, batteria molto precisa e riff che a volte sfociano nel melodico e nell'heavy classico (le dichiarate influenze da parte degli Iron Maiden), si continua con "The Quiet Place" e come suggerisce il titolo è una canzone più "quieta" rispetto alla precedente, il cantante in alcuni punti tende ad imitare Jhonatan Davis, riff e struttura praticamente ridicoli, la peggiore del lotto. La thrasy-style "Dead Alone", ci risolleva con una batteria e un ritmo molto veloci misti a ottimi riff amalgamati ad un'atmosfera dalle tinte dark, molto emozionante. Si rimane su un discreto livello con "Touch Of Red", anche qui ci sono accenni al nu metal nel ritornello un po' "commerciale" (passatemi il termine), ma tutto sommato buona canzone. Riff particolarmente buono è quello di "Like You Better Dead", andamento incalzante e ritornello coinvolgente. Decisamente brutta "My Sweet Shadow", canzone piatta e ripetitiva con accenni tecnologici industrial e parti melodiche cantate malissimo senza un po' di sana cattiveria a cui ci hanno sempre abituato gli In Flames, il ritornello però solleva un po' l'andazzo generale della song.

L'andazzo melodico dell'album è molto più riuscito nell'ottima "Evil In A Closet", chitarre tranquille e voce "toccante" (!!!), ritornello emozionante e d'effetto, incorniciato da atmosfere tecnolgiche e un assolo spendido. Si ripesca a metà dagli Slayer e dal metalcore con la caruccia "In Search For I", dove il batterista torna a pestare veloce e i riff sono di maideniana memoria, banali gli assoli. Ormai scontata a questo punto dell'album è "Borders And Shading" dove il cantante torna ad inventare un Jhonatan Davis innamorato di Dani Filth, ma i riff sono belli e quindi si salva, ancora andamento veloce di batteria per una carichissima "Superhero Of The Computer Age" in pieno stile In Flames. "Dial 595-Escape" presenta una bella manciata di riff sempre più figliocci incazzati di Dave Murray e Adrian Smith e un andamento generale un po' ripetitivo ma ritornello anthemico bello. Si conclude con "Bottled", abbastanza buona per il buon ritornello e il ritmo sincopato.

In conclusione non si tratta affatto di un disco brutto, la formula è sempre quella: growl graffiante, struttura melodic death, accenni al thrash, riff Maiden e ritmi sincopati presi dal groove di Pantera e Sepultura. Solo che stavolta hanno aggiunto qualche ingrediente in più (accenni a nu metal e metalcore) che ha tolto un po' di sapore alla ricetta degli In Flames.

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