In Gowan Ring è a mio parere uno dei progetti più meritevoli, benché misconosciuti, dell'universo neo-folk: personaggio misterioso e solitario, il polistrumentista statunitense Jon Michael B'eirth è in circolazione già dal 1994, e, in punta di piedi, lontano dal bagliore dei riflettori, ha saputo inanellare gemme di una bellezza rara. E' bene tuttavia chiarire fin da principio che definire apocalittiche le sue struggenti ballate sarebbe limitativo, se non fuorviante per chi volesse avvicinarsi alla sua musica.

Il discorso è sì riconducibile al filone inaugurato molti anni or sono dal maestro Ian Read con i suoi mitici "Fire + Ice"; filone a cui si sono accodati già da tempo altre glorie della scena neo-folk del terzo millennio ("Forseti" e "Sonne Hagal" in primis, con cui, fra l'altro, B'eirth ha via via collaborato).

Non ci stupiamo, inoltre, se al compimento dell'album di cui vi parlo oggi, questo sublime "Hazel Steps Through a Weathered Home" (uscito nel 2002), contribuiscano personaggi fondamentali della vecchia scuola apocalittica come Michael Moyhihan, Robert Ferbrache ed Annabel Lee dei Blood Axis.

Eppure, la sensibilità con cui B'eirth scrive ed interpreta la sua musica, sembra discendere direttamente dalla tradizione dei folk-singer degli anni sessanta; una musica sì dal gusto arcaico e tradizionale, ma che sa anche tingersi di psichedelia e di quelle soffuse ambientazioni romantiche care a certi esponenti del prog anni settanta, tanto che sovente saltano alla mente i King Crimson più panici e sentimentali.

Sorta di Nick Drake delle Rune, B'eirth erge un inno al passato, alla tradizione, ai temi della morte fatale e del tragico amore, in un contesto di pangenesi naturalistica in cui l'uomo è tutt'uno con le leggi dell'Universo. Eppure, dedicando l'album ai "cuori senza dimora", allestisce un affresco intimo ed al contempo universale, che lo avvicina alla figura di un menestrello di epoca medievale intento ad evocare un intero mondo fantastico, facendo leva solo ed esclusivamente sulla forza delle parole, della poesia e delle immagini da essa richiamate.

Più che altro, sembra che quest'uomo abbia il Dono; il dono, cioè, di saper scrivere ed interpretare una musica che, per quanto semplice ed elementare, lineare e sostanzialmente prevedibile, si rivela emozionante in ogni suo frangente.

Per questo capita di emozionarsi in maniera straordinaria per un nonnulla, già alle primissime note della splendida opener "The Orb Weavers", aperta dai lacrimevoli intrecci di violino e violoncello: capita di emozionarsi all'istante in cui irrompe il fragile e vibrante canto di B'eirth, adagiato dolcemente, come cullato dall'ondeggiare placido di un mare leggermente increspato, sugli arpeggi delicati di una vellutata chitarra acustica.

Non bisogna aspettarsi grandi colpi di scena da "Hazel Steps Through a Weathered Home", articolato in nove brani più o meno omogenei, dal passo blando e sommesso, la cui economia del suono rimane principalmente ancorata alla voce, alla chitarra ed alle infinite sfumature di un cuore sincero, nobile, gentile.

Capiterà di piangere udendo le nenie puerili di un flauto traverso; capiterà di farsi trasportare dolcemente dalle soffici percussioni che animano certi episodi, senza stravolgere il mood mesto e pacato dell'album; capiterà di abbandonarsi ad una infinita malinconia innanzi alla struggente danza degli archi e capiterà di sciogliersi per un sussurro o per una frase di pianoforte. Ognuna con una sua ragion d'essere, le nove gemme che compongono l'opera portano in sé medesime il medesimo mondo poetico: un'epica della solitudine, un malinconico sguardo al mondo, una contemplazione partecipata della realtà, che è tipica dei grandi artisti.

Affettuosamente consigliato.       

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