"Il mio atteggiamento può essere alle volte infantile. Ma se un artista smarrisce il suo divertimento in quel che fa, non sarà più un artista" (Ingmar Bergman).
Dunque c'è freschezza, divertimento, una presa in giro su questo piacevolmente inaspettato Bergman dove una boccata d'aria fresca fa da contralto alla torrida ambientazione infernale da cui parte la storia. E chi se non Don Giovanni può portare il calore calcolatore del maligno per risolvere tramite la seduzione di una vergine fanciulla terrestre l'orzaiolo del capoccia?

Ma oltre il divertissement dell'avventura, è la cura delle espressioni, il ritmo delle situazioni, le inquadrature ferme che ti muovono tutto, la ricerca del suono del linguaggio, l'intreccio delle parole che si trasformano in arie nella loro perfezione, a farci gustare il superamento intellettuale attraverso un ludo genuino che ti corteggia e ti seduce.

Il sangue freddo di sapere di essere dei rotti in culo da parte dei diavoli è spassosissimo. Quei due testa di cazzo con la parrucca, delfini del maligno, si fanno ammirare nella nonchalance dell'accettazione della dannazione. Sciacquano felici nella loro broda di pezzi di merda.

E chi se non Satana può descrivere il seduttore per eccellenza con slancio d'ammirazione e piglio d'esaltazione: "Tuttavia tutto questo è men che niente per l'insuperato, l'incontrastato, l'artista, il magnifico... Don Giovanni". E il suo servo Pablo sintetizza tutte le miserie umane smascherate con una facilità disarmante.

La teatralità totale del male poi può tediare al massimo gli asessuati angeli celesti, ma ha un fascino sopraffino su noi incarnati dal momento che le tenebre non vogliono la nostra distruzione ma con una suadenza aliena, non di questo mondo, procedono per la capitolazione della nostra anima puntando alla conquista stando attenti ad ottenerla senza battaglie cruenti. Il principe degli inferi mira al possesso cercando di mantenere l'integrità fisica e psichica del soggetto puntato: "Vent'anni, bella come una rosa, senza difetti, intelligente, bel fisico e denti sani. È fidanzata. E vergine ciò nonostante. Ciò nonostante..."

E lì che si capisce che Satana è il signore degli inganni: sussurra, suggerisce, liscia, avverte, consola, avalla, possiede e conferma che non dice mai di sì: "Pablo può accompagnarmi? Pablo può accompagnarla". Propone perdizione ma la scelta è nostra e lo svedese acquarella lo "scaricabarile" con colori sgargianti, anche se il film è in bianco e nero, attraverso la purezza delle debolezze dei protagonisti, santi o dannati che siano: "Niente è abbastanza crudele per colui che ama" (Satana).

Uno spasso questo film, di un divertimento acuto, di un gioco agli scacchi sul filo del rasoio, affacciati ad un precipizio vestiti in maschera e con la Fiat 500 con tettino apribile al posto della carrozza.

"To be, or no to be", magnificamente binario il risultato di Ingmar che conferma la dimostrazione matematica della reincarnazione: "Nell'inferno il libero arbitrio è veramente una realtà concreta".
"Lei è veramente un Don Giovanni. Così dicono..."
"Lei ha esperienza con le donne? Abbastanza..."

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