Sicuramente uno dei dischi più interessanti del 2004 è Our Endless Numbered Days di Sam Beam, al secolo Iron & Wine.
Sam Beam, pur essendo giovane, è un song-writer vecchio stile, riservato e introverso, senza troppi fronzoli, gli arrangiamenti quando ci sono, sono per lo più discreti e semplici... diciamo che lascia parlare il suo cuore. Le sue canzoni sono semplici e intime ballate ed inoltre rispetto al primo disco The Creek Drank the Cradle, che se non sbaglio fu registrato dentro la sua umile dimora, la sua voce giunge più chiara e pulita, quasi un sussurrio nelle orecchie.

Il disco presenta delle melodie e delle armonie che già ad un primo ascolto risultano amabilissime e accattivanti. Tutto Our Endless Numbered Days è attraversato dai fantasmi di Elliot Smith (di cui proprio quest'anno è uscito il disco postumo), Leonard Cohen, ma soprattutto Nick Drake, specie in "Naked As We Come" e "Each Coming Night" e di cui si risente fortissima l'influenza.

Le sue canzoni sorprendono per intensità e malinconia, hanno un gusto autunnale e agrodolce come le struggenti "Cinder and Smoke" o "Sunset and Soon Forgotten" (con un intro che sembra rubato ai Radiohead acustici vecchio stile). Non mancano gli accenni alla tradizione del sud degli Stati Uniti con "Teeth in the Grass", un incalzante blues dove recupera anche la slide-guitar.
Sul finale il disco ci regala una introspettiva ballata di rara dolcezza come "Sodom, South Georgie" degna dei grandi sopra menzionati.

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