Doveva essere il più grande live degli Iron Maiden, invece questo doppio cd si è solo rivelato l'ennesima dimostrazione del fatto che quando Harris cura la produzione si ottengono quasi sempre disastri.
Andiamo con ordine: l'anno è il 1993, un periodo buio per gli Iron Maiden. Adrian Smith, grande chitarrista e grande vena creativa abbandona dopo Seventh Son Of A Seventh Son, lasciando il posto a Janick Gers, assolutamente non alla sua altezza. Dopo di lui anche la voce storica dei Maiden Bruce Dickinson, stanco delle ambizioni prog di Harris, abbandona il gruppo lasciandolo in una crisi che non finirà fino al suo ritorno nel 2000. In questo periodo di crisi creativa Harris si butta in operazioni commerciali per assicurare la sopravvivenza della "sua" creatura... questo live è una di queste.

Quello che doveva essere il Live definitivo è diviso in due cd: nel primo, il più interessante, A Real Dead One, ci sono i brani più vecchi tratti dai primi cinque album, mentre nel secondo, A Real Live One si trovano i successi più recenti. L'unico motivo d'interesse che potrebbe spingere a acquistare questo live sono alcune chicche contenute nella sezione Dead: Where Eagles Dare, Prowler, Transylvania e Remember Tomorrow.
Avendo sicuramente letto il voto verrà da chiedersi: quali sono i difetti? Anzitutto la scelta di registrare tutti i brani da concerti differenti, scelta che rende il Live abbastanza poco coinvolgente. La produzione di Harris poi, è davvero scarsa e il suono orribile. E poi last but not least, la prestazione di Dickinson. Nel suo tour di addio, da dove sono state estratte tutte le tracce, Dickinson è assolutamente svogliato e stanco, e la sua prestazione ne risente parecchio, e anche il resto della band dà la stessa impressione.

Insomma il povero Harris ha toppato di brutto con questo doppio album live, per quanto mi spiaccia di dirlo in quanto amante della band. Da evitare come la peste. Se volete un live come si deve degli Iron Maiden, puntate su Live After Death.

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